Cammurrìa, ammuccalapuni, sbaddu. Ma anche ‘u sai cu su i chistiani e mu visti ‘stu fimm. Parole ed espressioni del dialetto catanese che fanno parte del linguaggio comune, che i nati sotto al Liotru utilizzano con frequenza, attirando anche la curiosità di numerosi abitanti d’oltrestretto. Ma di cui, molti autoctoni – soprattutto tra i giovani – non conoscono l’origine e il reale significato. Per venire in aiuto a chi volesse approfondire il vocabolario etneo, è nata Wannabe catanese. Una pagina su Facebook, online dal 21 dicembre, che si propone di dispensare lezioni sui termini e modi di dire più diffusi all’ombra del Vulcano, ma anche più ostici dal punto di vista semantico. Ad idearla una studentessa 23enne, prossima alla laurea in graphic design all’Accademia di Belle arti, conosciuta sul Web come Valeria Sticazzi.
«Wannabe catanese – spiega l’ideatrice a CTzen – vuole diffondere il dialetto e le usanze catanesi, soprattutto perché Catania ha molte potenzialità e bisognerebbe saperle usare e far conoscere a più persone possibili. Quale migliore modo di diffondere qualcosa se non tramite il cuttigghiu che caratterizza Facebook?». Così, Valeria – che ci tiene a sottolineare di non essere una studiosa di linguistica siciliana, ma una semplice appassionata – «durante un momento di ”poca ispirazione” nello scrivere la tesi», ha trasferito la sua simpatia per il vocabolario etneo – tra «i più divertenti e orecchiabili», secondo lei – in una serie di lezioni quotidiane di lingua e costume per tutti i wannabes, cioè gli aspiranti, utilizzando il social network più amato e diffuso. Ricorrendo anche all’aiuto di alcuni video, come il celeberrimo Ciclone a Catania su Youtube, vera e propria miniera di folklore linguistico etneo, «per abituare l’orecchio alla pronuncia». Naturalmete accompagnato da traduzione integrale in italiano for dummies.
Un’idea nata «senza pensarci, per divertirmi», ma stimolata anche dalla curiosità dimostrata da chi vive al di fuori dei confini etnei. «Molte persone che conosco e che provengono da tutte le parti d’Italia – racconta Valeria – puntavano a imparare qualche parola in dialetto da me, o volevano visitare la città o addirittura viverci». Da qui la voglia di tradurre – e mettere a disposizione di tutti, su un canale di facile accesso – il vocabolario catanese. Partendo, all’inizio, con «la parola del giorno», fino ad ampliare con delle vere e proprie lezioni per iscritto, con tanto di spiegazione etimologica, analisi semantica, spelling, indicazioni sulla pronuncia e contestualizzazione tramite esempi. Anche se, precisa la studentessa, «l’obiettivo è comunque quello di divertire e prendere anche un po’ (bonariamente) in giro le usanze e i modi di fare catanesi». Con la speranza «di sentir dire a un milanese o un romano mbare!».
Non solo vocaboli, ma anche proverbi, modi di dire, usi e costumi del catanese tipo. Come il rito del Seltz, limone e sale, che tra gli autoctoni veraci diventa «pigghiamuni nu bellu sessy». Oppure il detto «Amuri, bror’i ciciri», con il quale i nostri nonni, ricorrendo alla saggezza popolare, spiegavano il vero significato del sentimento più nobile. «Scrivo tutto ciò che mi viene in mente – spiega Valeria – non ho un preciso schema o ordine di argomenti». Anche se, «data la piega che sta prendendo la pagina», sta pensando di ampliare la sua attività online, organizzando «delle sezioni apposite, ad esempio sulla cucina o su piccoli aneddoti sulla città e i suoi abitanti, insieme ad uno spazio dedicato a segnalazioni fotografiche. Magari accompagnati da «giochi o quiz da fare con gli utenti», per coinvolgere il pubblico e creare una community di wannabes. Che, a pochi giorni dal lancio, come racconta l’ideatrice, sta crescendo sempre di più, sopratutto tra i catanesi, che «sono molto interessati e chiedono il significato di alcune parole o proverbi».
«Sinceramente non mi aspettavo tutta questa partecipazione – continua Valeria – ho ricevuto varie richieste che esaudirò al più presto, c’è davvero tantissimo da dire». Progetti per il futuro? «Quando riuscirò ad avere l’attenzione di un po’ più di persone, creerò sicuramente un account Twitter. E magari anche uno su Youtube, per fornire un’idea più chiara sulla pronuncia». Non solo per imparare il catanese, ma anche per «diventarlo nello spirito». O semplicemte per «vantarti con i tuoi amici e urlare mbare, like nobody cares».
[Foto di Wannabe Catanese su Facebook]
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