Una nota congiunta firmata da Salvatore Barbagallo, Agatino Cariola e Roberto Purrello annuncia, de facto, la chiusura della corsa per il Rettorato dell’università di Catania. I tre candidati hanno deciso di ritirarsi dalla competizione elettorale, dopo i 615 consensi ottenuti dal favorito, Francesco Priolo. Dietro di lui Purrello (193 voti), Barbagallo (105 voti), Cariola (98 voti) e Vittorio Calabrese (76 voti). Quest’ultimo è l’unico ad avere deciso di proseguire il percorso: «Io andrò fino alla fine – annuncia a MeridioNews – Voglio portare la mia testimonianza: una corsa a due sarà attestazione di pluralità e dialogo all’interno dell’università. Inoltre, voglio rispettare la volontà dei miei elettori, ai quali devo gratitudine».
Lunedì, quindi, si procederà con la seconda votazione, dopo quella di ieri. Se Priolo otterrà la maggioranza assoluta dei votanti, sarà investito del ruolo di Magnifico Rettore dell’università di Catania, senza dovere passare per la terza votazione e per l’eventuale ballottaggio. «Mi ritiro per senso istituzionale», conferma Purrello, contattato telefonicamente da questa testata. Era lui l’altro uomo forte, che avrebbe dovuto contendere il vertice dell’ateneo all’ex collega. Col quale, del resto, ha in comune anche l’esperienza della presidenza della Scuola superiore di Catania.
«Nonostante il breve tempo che c’è stato per la campagna elettorale – spiega Purrello – ritengo che la scelta effettuata dall’ateneo, ed evidente dai risultati, sia stata ben meditata. Non sta dunque a me sindacare sulle scelte che sono state fatte e che premiano un collega di valore». Sulla stessa lunghezza d’onda Agatino Cariola, inaspettato outsider di una elezione in cui l’espressione delle candidature è stata forse il momento più vivace. «Forse non sono stato capace di spiegare la mia posizione e i miei propositi per il futuro dell’ateneo catanese – dichiara – o forse i colleghi non l’hanno condivisa. Ma questo, adesso, poco importa».
Del resto, aggiunge Cariola, non c’è motivo di procedere con un inutile «accanimento elettorale». «Non ci sono sconfitti. I numeri dicono chiaramente che c’è solo un vincitore. E, siccome io amo l’università di Catania, esprimo il mio amore evitando una perdita di tempo all’ateneo. Auguro buon lavoro al professore Francesco Priolo, perché auguro un buon lavoro a questa università». Parole simili a quelle usate da Salvatore Barbagallo: «Prendo atto anche io della scelta del corpo elettorale – aggiunge – E sono pronto a collaborare con il futuro rettore per il rilancio dell’ateneo».
Chi invece, ancora una volta, persegue la strada dell’originalità è Vittorio Calabrese. «Quando, sei anni fa, mi sono candidato, ho commesso l’errore di ritirarmi a favore di un altro candidato – racconta – Una cosa che tanti miei elettori mi hanno raccomandato è stata di non ripetere quella scelta». Certo, con i numeri di ieri non spera certo di rimontare e vincere. «Il professore Priolo grazie alle sue capacità ha dimostrato di sapere raccogliere un consenso che non lascia adito a dubbi – conclude Calabrese – Ma io ho rispetto di chi ha avuto fiducia in me. Quindi arriverò fino alla fine».
L’avvenire del futuro rettore, però, si prospetta tutto fuorché luminoso. Il 12 settembre il Tar di Catania, in seduta collegiale, discuterà del ricorso contro il voto presentato dai due ricercatori Lucio Maggio e Attilio Toscano, assistiti dagli avvocati Pietro Sciortino e Dario Riccioli. In prima battuta, il 22 agosto, il tribunale amministrativo si è espresso contro la richiesta di sospensione cautelare delle elezioni avanzata dai legali. Ma a settembre ci sarà da discutere sul merito. E questo mette a serio rischio di annullamento queste consultazioni elettorali balneari per il vertice dell’ateneo. Una nuova tegola rischia di abbattersi sul Palazzo centrale, dopo quella dell’inchiesta Università bandita della procura di Catania. Indagine che ha causato le dimissioni dell’ex rettore Francesco Basile e la necessità di un nuovo voto.
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