Voci dal corteo: Maria e Antonella, maestre elementari

Titubante di fronte alla telecamera, incoraggiata a parlare da marito e figli al suo fianco per manifestare, una maestra di Bronte sfoga tutta la delusione verso un governo che le ha stravolto la vita. “Sono un insegnante e ho lavorato per 24 anni in una scuola privata e due in una pubblica. Ho dedicato la mia vita alla scuola dell’infanzia impegnandomi con tutta la passione e l’amore che da sempre ho per questo mestiere”, racconta la maestra, in marcia come tante altre colleghe, dietro il corteo che questa mattina si è mosso da Piazza Roma verso il centro, lungo via Tomaselli e giù, fino via Etnea e Piazza Stesicoro. 

Giovani e meno giovani, insegnanti e studenti, genitori e figli hanno occupato le strade di Catania per farsi sentire e gridare il loro “no” alla riforma Gelmini che taglia fondi e posti di lavoro nelle scuole e riduce al minimo l’istruzione. “Dopo aver dedicato 26 anni alla scuola oggi,  a 46, mi ritrovo un buco enorme e non so cosa fare. Mi sento profondamente delusa e offesa anche. Persone come me, con tantissimi anni di esperienza alle spalle, infatti, dovranno tornarer a casa”, continua amareggiata soffermandosi poi sulla questione del maestro unico. “Non condivido questo decreto e penso che chi ha attuato la riforma non abbia minimamente idea di cosa significhi lavorare nelle scuole. Mi domando se queste persone abbiano mai lavorato all’interno delle classi. Come si può lavorare 4-5 ore soli in un aula dove ci sono bambini che hanno problematiche diverse? Per loro è un disagio”.

Cartelloni colorati, slogan ad hoc e una maestra alla testa dell’accanito gruppo di insegnanti. “Questo governo vuole un popolo di ignoranti”, così Antonella Inserra, maestra di scuola elementare e volto noto della sinistra catanese, definisce l’impatto della riforma Gelmini sul sistema scolastico italiano.

“Con questa riforma il Governo ci chiede di fare quello che i pedagogisti per anni hanno definito sbagliato. Sono stata formata a svolgere questa professione con l’idea che l’insegnante tuttologo non sia assolutamente valido. Eppure con un colpo di decreto adesso la scuola ritorna indietro di cinquant’anni”, soggiunge la Inserra sul “maestro unico”. “Vogliono riformare l’istruzione ma non si sono accorti, però, che in questi cinquant’anni alla scuola elementare è stato chiesto molto di più. Non si può pretendere di ridurre il tempo scuola – da 30 a 24 ore settimanali – con tutte le materie nuove che sono state assegnate all’insegnamento elementare, per di più svolte da un unico insegnante”.

Se il maestro unico, tornando ai tempi in cui erano studenti i nostri genitori, svolgeva lezioni per tre, quattrocorsi al massimo (italiano, storia, geografia, matematica), “oggi alla scuola si chiede di impartire le diovute competenze di lingua inglese e di informatica. Oggi si chiede di intervenire nell’educazione alla legalità, nell’educazione stradale, alimentare e ambientale e così via” , conclude la maestra che, tornata alla testa del corteo esclama: “Non vogliamo un popolo di ignoranti”!

Carmen Valisano

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