Vivevano da anni dall’altra parte dell’Oceano ma continuavano a incassare l’assegno sociale dell’Inps. In alcuni casi erano persino morti e i 500 euro finivano nelle tasche dei parenti. La Guardia di finanza di Catania, a seguito di controlli su un centinaio di persone, ha scoperto una truffa ai danni dell’Istituto nazionale di previdenza pari a 620mila euro. Sono 23 i soggetti coinvolti e denunciati. Tutti ufficialmente residenti in paesi della zona del Calatino, ma in realtà da anni trasferiti all’estero: 12 in Argentina, due in Venezuela, due in Australia, tre negli Stati Uniti, uno in Brasile e tre in Germania.
L’assegno sociale spetta agli over 65, senza reddito o comunque al di sotto di una soglia minima, a prescindere dal pagamento in passato dei contributi previdenziali. Una somma di 500 euro al mese, compresa la tredicesima. Ma uno dei prerequisiti è essere effettivamente residenti in Italia da almeno 10 anni. Nel caso di trasferimento in un altro Paese, il beneficiario del sussidio ha l’obbligo di comunicarlo all’Inps. Cosa che non hanno fatto i 23 denunciati.
Le indagini sono partite dall’attività quotidiana delle Fiamme Gialle di Caltagirone che, a seguito di specifiche denunce, hanno scoperto che tre italiani emigrati all’estero continuavano a percepire la pensione sociale. Da qui è partito un ampio monitoraggio, incrociando le informazioni dell’Inps con l’anagrafe di alcuni Comuni del Calatino: Caltagirone, Licodia Eubea, Mirabella Imbaccari, Mineo e Vizzini. Alcuni indizi hanno portato i militari a sospettare che una serie di documenti presentati all’Inps per accertare la residenza in Italia non fossero validi. Dopo i necessari riscontri, tramite sopralluoghi e l’utilizzo di appositi applicativi informatici, è emersa la truffa quantificata in 620mila euro. In tre casi gli indagati erano anche morti da diversi anni, ma gli eredi hanno incassato l’assegno di 500 euro erogato dall’Italia.
I responsabili sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Caltagirone, per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, mentre sono stati immediatamente bloccati i pagamenti da parte dell’Inps e avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.
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