Vittorio Sgarbi denunciato per atti osceni La titolare del Casale: «Capra sarà lui»

«Ci ha dato dei retrogradi proprio lui che è pure ignorante. E’ andato a ritirare un premio in un paese che non sa nemmeno come si chiama: Mazzarrone, con due erre e non con una come ha detto lui». E’ ancora indignata Marcella Zago, proprietaria insieme al marito dell’agriturismo in provincia di Catania location del bagno in mutande con caffè bollente di Vittorio Sgarbi domenica scorsa. Una vicenda che poteva chiudersi con un richiamo e che invece, sfiorando il linciaggio, sarebbe sfociata in una informativa di reato per atti osceni in luogo pubblico depositata stamattina presso la procura di Caltagirone, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa. Di certo c’è solo il bagno – senza costume ma nemmeno versione nature – nella piscina della struttura fatto da Sgarbi. Su tutto il resto le versioni dei protagonisti sono opposte. «Un’indecenza», secondo la signora Zago. «Una strumentalizzazione rozza ed evidente», ribatte il critico.

Il piccolo giallo comincia domenica scorsa, all’indomani della premiazione dell’ex sindaco di Salemi al Festival internazionale dell’uva da tavola di Mazzarrone. Scelto dalla giunta comunale – meno apprezzato dai cittadini che in questi giorni sghignazzano su Facebook – Sgarbi riceve il premio proprio all’agriturismo Il Casale. Quasi tutto bene, erre di Mazzarrone a parte, almeno fin qui. Il critico passa la notte nella struttura e l’indomani, anziché ripartire a mezzogiorno come concordato, intorno all’ora di pranzo decide di fare un bagno in piscina. «Un individuo, che subito dopo l’episodio si è dileguato – si legge in un comunicato diramato dal suo staff – ha sorpreso Sgarbi mentre usciva dalla piscina colpendolo alle spalle, lanciandogli addosso del liquido bollente, forse del caffè, tentando poi di aggredirlo fisicamente».

Il minimo che potesse succedere, almeno a sentire i racconti della signora Zago, proprietaria dell’agriturismo, punto di riferimento per chi segue il festival, specie all’ora di pranzo «in cui il ristorante fa 400 coperti». Comprese famiglia con bambini. «Puntuale, quando erano tutti seduti a tavola, Sgarbi decide di fare il bagno in piscina con dei boxer bianchi – racconta ancora arrabbiata la donna – Già trasparenti da asciutti, figuriamoci dopo». I clienti iniziano ad infastidirsi, si lamentano con la proprietaria che va a richiamare il critico. «A quel punto ha iniziato a insultarci», spiega. L’ormai classico capre, «e poi ci ha dato dei retrogradi. A noi? Perché invece a lui pare giusto fare il bagno mezzo nudo mentre la gente mangia?». «Si è cercato e si cerca – ha poi dichiarato Sgarbi in risposta – di interpretare una vicenda legata al comune senso del pudore in una interpretazione arcaica e sessuofobica, in ‘atti osceni’ che non ci potevano essere e non ci sono stati. Io ho semplicemente fatto il bagno e mi sono asciugato al sole». Insulti da un lato, insulti dall’altro, si sfiora la rissa. E qui intervengono i Carabinieri a riportare l’ordine. Chiamati da lui stesso, secondo il critico, che rivendica anche una registrazione telefonica nella quale – dopo l’aggressione a base di liquido bollente – un suo assistente chiede aiuto al 112. Che invece, secondo la proprietaria, sarebbe stato allertato da lei stessa: «I Carabinieri l’hanno invitato ad andare in camera a vestirsi e poi sono andati via», sospira.

Ma alla signora Zago quello che non va giù è la provocazione. Perché, ne è convinta, quelli di Sgarbi non sarebbero semplici costumi libertini ma ricerca di pubblicità. «Alcuni clienti lo hanno sentito dire al telefono “E’ da un’ora che giro in mutande e nessuno mi dice niente” – racconta – Penso che abbia atteso apposta l’ora di pranzo per fare il bagno in quel modo». «Sarò ben lieto di compensare chi si sia sentito turbato, querelando per diffamazione e calunnia i diffusori di notizie e denunce false – annuncia Sgarbi – E soprattutto la titolare dell’agriturismo che lamenta un danno d’immagine che non esiste altro che nella sua alterazione della verità». «Sarà che per lui non c’era niente di male – conclude la signora Zago – ma a me pare un’indecenza. Basta che c’ha la cultura…».

[Foto di Giuseppe Nicoloro]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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