I cittadini vittoriesi hanno scelto: Giovanni Moscato è il nuovo sindaco della città. Ha vinto il secondo turno della competizione elettorale con il 55,16 per cento dei voti, pari a 14.678 preferenze; il suo avversario, Francesco Aiello, si è fermato al 44,84 per cento, raccogliendo 11934 voti.
La tensione era visibile sui volti di tutti, provati da una lunga e calda campagna elettorale. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima di apparente serenità, nonostante la deflagrazione di giovedì. Sui due contendenti, e sulla città, pendono le indagini della Procura di Catania, che ha iscritto entrambi (ed altri sette, tra cui il sindaco uscente) nel registro degli indagati, per voto di scambio politico-mafioso.
Il risultato è arrivato prestissimo. Immediatamente dopo la chiusura delle urne, numerose telefonate giungevano ai comitati elettorali. Aiello si è fiondato in auto per verificare presunte irregolarità in una delle sezioni più importanti. A pochi metri di distanza, nella sede avversa, Giorgio Assenza, parlamentare regionale del Pdl, apriva i festeggiamenti: «Potete già prendere le bottiglie». Il trend è stato infatti costante, dalla prima all’ultima sezione scrutinata, con un sensibile vantaggio di Moscato. Pochi minuti dopo la mezzanotte, un’enorme bandiera tricolore è stata srotolata sulla facciata del comitato elettorale.
Il nuovo sindaco, 39enne, è avvocato, come il suo predecessore. Nel recente passato dirigente di Fratelli d’Italia, è stato sostenuto in queste elezioni da quattro liste civiche. Di queste, solo tre hanno superato lo sbarramento al primo turno e andranno a eleggere i consiglieri comunali che formeranno la nuova maggioranza. Per la prima volta nella storia repubblicana, Vittoria, fortino rosso nei decenni di dominio democristiano, sarà guidata da un sindaco con un retaggio culturale di destra.
È stata subito festa, senza aspettare il risultato definitivo. Moscato è salito sul palco in piazza del Popolo, con tutti i suoi alleati. Il figlio in braccio e indosso una maglietta con su scritto «Adesso è storia». Ed esattamente con queste parole ha aperto il suo breve discorso. «Da domani [oggi ndr] si inizia a cambiare – ha commentato – perché oggi ha vinto la speranza e ha vinto l’amore, sull’odio e sul rancore». Il vincitore ha ripercorso i mesi di campagna elettorale: «All’inizio eravamo una decina in una stanza, nessuno credeva in noi. Ma siamo andati avanti con pulizia ed onestà». Poi si è rivolto alle nuove generazioni, una fetta di elettorato in cui ha riscosso consenso: «Abbiamo riportato a Vittoria la speranza che i nostri figli non siano costretti ad emigrare; sono stati i giovani a volere il cambiamento». Ha speso parole anche per l’indagine in corso: «Hanno vinto gli uomini liberi, qui non c’è stata una sola promessa di qualcosa in cambio. E adesso dimostreremo che questa non è una città di mafia, ma di libertà, perché la mafia ci fa schifo». Infine ha concluso con segnali di apertura: «Occorre che non ci sia più sospetto o tensione sociale, ma il dialogo. Basta dividere, adesso è il momento di guardare al futuro».
Francesco Aiello, scuro in volto, ha commentato il risultato: «Ammetto la sconfitta e faccio i miei migliori auguri al nuovo sindaco. È stata una dura battaglia, e siamo caduti con dignità – ha dichiarato, accerchiato dai suoi sostenitori –. Era impossibile vincere da soli contro tutti: i poteri forti, uniti alla politica, ci hanno respinto con aggressività, perché non potevano permettersi un candidato che li preoccupava chiedendo legalità. Adesso, questi poteri mortali avranno spazio a Vittoria».
È per lui la seconda battuta d’arresto nelle ultime due elezioni, ma Aiello non rinuncia a indicare quello che ritiene il principale sconfitto: «È stata una ardua lotta, ma il municipio è comunque stato liberato da quell’esperienza [Nicosia ndr]. Ed è una lotta che ho pagato a caro prezzo, perché abbiamo dovuto radicalizzare lo scontro, quanto più possibile. Anche questo è un motivo della sconfitta». Aiello non sarà nemmeno in consiglio comunale: «Si deve aprire una nuova fase: bisogna rilanciare la battaglia democratica, rimettere al centro le fasce sociali più umili e ricostruire un nuovo progetto di rilancio della città. È questo un patrimonio che non può andare perso. Formeremo un nuovo argine, i nostri consiglieri sono pochi, ma saranno al servizio di tutti».
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