Vittoria, la dura vita dei medici al pronto soccorso «Troppo pochi, l’80% ha chiesto il trasferimento»

«Nessuno si muove né prende posizione. E mi riferisco ai rappresentanti istituzionali regionali e ai vertici dell’Asp di Ragusa». A denunciare il vuoto e l’assenza di chi dovrebbe farsi portavoce delle istanze dei territori a Roma e a Palermo è il vicesindaco di Vittoria, Andrea La Rosa, che accende così i riflettori sulla gravissima situazione di disagio in cui operano i medici e i sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Guzzardi.

Dalle carenze di organico a quelle strutturali, dalle lunghe attese al clima di paura dovuto al crescente numero di aggressioni e alla mancanza di una postazione fissa di polizia – c’è una sola unità preposta alla vigilanza dell’intera struttura – lavorare nel pronto soccorso ipparino è diventato come stare in trincea, una lotta per garantire la sopravvivenza propria e quella di chi arriva perché ha bisogno di aiuto. Quello del Guzzardi, è il pronto soccorso con più accessi annui in provincia di Ragusa. Gli utenti arrivano da tutto il versante ipparino, dai centri montani e anche da Niscemi, Caltagirone e Gela. I numeri sono impressionanti: 46mila accessi contro i 31mila di Modica e Ragusa. Sulla carta i casi meno gravi dovrebbero essere dirottati su Comiso (ottomila accessi annui), ma questo non succede quasi mai perché il pronto soccorso di Vittoria è ritenuto più attrezzato e sicuro.

I problemi nascono a partire dai numeri e di essi ne sono coscienti i lavoratori. «Per far fronte a una simile mole di lavoro e responsabilità ci vorrebbero almeno 13-14 dottori, tre per ogni turno, tranne quello notturno per il quale ne potrebbero bastare due – racconta un dipendente -. Invece sono complessivamente due, più uno che non copre il turno di notte. Di assunzioni, tra blocco dei concorsi e problemi di bilancio, non se ne parla e finisce che si tampona con turni più lunghi. Ma questa – sottolinea – non può essere certo la soluzione». A peggiorare le cose sarebbe l’assenza dei locali «per l’osservazione breve, che consentirebbe di monitorare i casi più semplici senza dovere ricoverare, ma i locali, inaugurati nel 2004, non sono predisposti per offrire questo servizio. Ci vorrebbero almeno quattro ambulatori, invece degli attuali due». Una soluzione potrebbe arrivare dal famoso progetto più volte annunciato dal direttore sanitario, Pino Drago, di ampliare la struttura spostando l’ufficio ticket, ma se ne sono perse di nuovo le tracce.

C’è poi la questione stroke unit. Vittoria è il punto di riferimento in provincia, perché il suo ospedale rientra, sulla carta, tra le strutture dotate di una unità di terapia intensiva in grado di ridurre i rischi di mortalità e invalidità grazie a terapie specifiche, ma paradossalmente «di notte – commenta un altro lavoratore – la Radiologia è chiusa e in caso di emergenza bisogna chiamare il medico reperibile ma è chiaro che queste attese possono avere gravi conseguenze».

Insomma, la tempesta perfetta. Il pronto soccorso del Guzzardi resta un’eccellenza solo grazie a chi vi lavora con grande spirito di abnegazione e professionalità, ma c’è poco da stupirsi che tutti vogliano scappare altrove. «Negli ultimi due anni – racconta il dipendente – l’80 per cento del personale medico e infermieristico ha chiesto il trasferimento, anche perché di ruolo non c’è quasi più nessuno ed è rimasto un solo ausiliario per turno, quando ce ne vorrebbero almeno due per garantire un servizio dignitoso. Quanto agli infermieri – prosegue – ce ne vorrebbero quattro per ogni turno (tre per quello di notte) e almeno 22 in totale, invece ce ne sono appena 16». 

Valentina Frasca

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