Vittoria, in piazza per i prezzi minimi in agricoltura Il progetto di Ciaculli: filiera corta basata su legalità

Una mobilitazione per chiedere di «garantire la tenuta dei prezzi e le prospettive di sviluppo nelle campagne». È la battaglia di Mda, Altragricoltura e Tavolo verde Sicilia, che nel pomeriggio scenderanno in Piazza del popolo a Vittoria per tutelare gli interessi dei piccoli agricoltori. «La filiera agricola non funziona – spiega a MeridioNews Maurizio Ciaculli, imprenditore e dirigente regionale di Altragricoltura – è la solita storia, l’industria di trasformazione e la grande distribuzione guadagnano più di chi lavora effettivamente nei campi, che non riesce più ad andare avanti».

La manifestazione, aperta anche alle forze politiche e ai sindacati, ha lo scopo di mettere alla luce «lo stato di crisi grave del settore», si legge tra i punti elencati nel volantino dell’iniziativa, dove si chiede «la moratoria dei debiti e garanzia del prezzo minimo, non inferiore al costo reale di produzione» e si tocca anche il tema delle agromafie. «Sono quelle che stanno distruggendo l’intera economia e che hanno distrutto me», ricorda Ciaculli, riferendosi alle minacce ricevute nel corso degli anni, da quando nel 2012 ha denunciato la Lidl e il gruppo Napoleon per delle presunte truffe. L’ultima intimidazione a luglio 2017, quando è stato appiccato un incendio all’interno della sua azienda agricola di contrada Pozzo Bollente. Già nel 2015 l’ex opificio dell’imprenditore, un capannone di oltre mille metri quadrati di lavorazione dei prodotti orticoli in contrada Serra Rovetto, sempre a Vittoria, era stato distrutto dalle fiamme: adesso Ciaculli vuole ricostruire l’edificio con i fondi sequestrati alle mafie e l’idea verrà illustrata tra circa quindici giorni proprio nel luogo in cui sorgeva l’opificio, dove si terrà un sit-in.

«Lo chiederemo al governo – dichiara – in questo modo potremmo dare un importante segnale, la presenza nel territorio di una vera lotta alle mafie e alle agromafie. Da lì, con Altragricoltura, vogliamo ripartire con la produzione di prodotti biologici, dai ciliegini ai datterini, e anche i trasformati. Diventerà una filiera corta – continua – composta da piccole e medie imprese che dovranno avere tutti i requisiti richiesti dal marchio No Cap, che sta avendo grande successo in altre parti d’Italia e che stiamo adottando pure noi, ovvero non deve esserci caporalato, non devono sfruttare i braccianti, devono rispettare l’ambiente non disperdendo per esempio erbicidi, non devono usare pesticidi e così via». Inoltre, le etichette dovranno riportare ogni informazione sulla tracciabilità e sui ricavi, ovvero «quanto guadagna il bracciante, il trasformatore e il distributore dalla vendita del singolo prodotto». Il tutto all’insegna della legalità e tenendo lontana la mafia che, come specifica l’imprenditore, «ormai è infiltrata nella filiera. Non è più quella di una volta con la lupara – denuncia – adesso è dietro le grandi somme di denaro e dove c’è business, questo ce lo ricordavano Falcone e Borsellino».

Tra gli obiettivi delle due iniziative c’è anche quello di «far capire alla politica che bisogna riorganizzare l’agricoltura a livello nazionale, con una riforma agraria che non viene rivisitata dal 1958». Oggi, la mobilitazione prenderà il via alle ore 17 e si protrarrà fino alle 23: come forma di protesta, i pastori e gli agricoltori hanno deciso di regalare alla cittadinanza formaggi e ortofrutta.

Danilo Daquino

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