Questa mattina il giudice per le indagini preliminari Ivano Infarinato ha convalidato il fermo, disposto dalla procura di Ragusa, e ha applicato la misura cautelare in carcere per Elio Greco. L’imprenditore pregiudicato, classe 1960, che opera nel settore degli imballaggi dei prodotti ortofrutticoli, è accusato del tentato omicidio di Raffaele Giudice, attivo nel settore degli autotrasporti. Greco già ieri aveva confermato al gip di essere stato lui a sparare lo scorso venerdì pomeriggio, a Vittoria (in provincia di Ragusa), al culmine di un banale litigio nato per questioni di natura economica. Il suo difensore, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, aveva fatto richiesta di concessione dei domiciliari basandosi anche sul fatto che l’avere ammesso la propria responsabilità escluderebbe il rischio di fuga.
Il colpo di arma da fuoco non ha colpito organi vitali della vittima che, portata in ospedale da un suo dipendente, aveva dichiarato di essersi ferito cadendo dentro la sua azienda. È da una radiografia che, poi, i medici si sono accorti di un proiettile che Giudice ha giustificato facendo riferimento alla caduta durante un incidente di caccia da giovane. Conoscendo la caratura criminale del soggetto, però, i medici hanno avvisato la polizia. Condotto in commissariato, anche davanti ai poliziotti la vittima ha continuato a sostenere la versione raccontata agli operatori sanitari.
Gli uomini della squadra mobile e del commissariato di Vittoria hanno però ricostruito l’accaduto nonostante le
reticenze della vittima e delle persone che avevano
assistito ai fatti. A quel punto, Giudice ha raccontato una nuova versione. Lui e Greco, peraltro amici di vecchia data, avrebbero prima discusso per motivi economici nel
piazzale della ditta della vittima, poi la situazione è degenerata e
dagli insulti si è passati alle mani.
Spintoni e schiaffi fin quando Greco non avrebbe
estratto una pistola. I presenti avrebbero tentato di fermarlo
ma lui ha esploso un colpo d’arma da fuoco. Alcuni
presenti sarebbero scappati, mentre altri avrebbero soccorso la vittima.
È stato poi Greco a telefonare, a ora di pranzo di sabato, al commissariato per riferire di volersi costituire. Alcuni poliziotti sono andati a
prenderlo per portarlo negli uffici della squadra mobile. L’uomo non ha opposto resistenza ammettendo le proprie responsabilità e riferendo di
avere perso la testa e che la vittima era
un suo caro amico con cui aveva avuto una
lite per problemi economici. Greco ha anche indicato agli agenti dove aveva gettato l’arma che è stata sequestrata.
Dopo le formalità di rito, Greco è stato portato in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria
che oggi ha
convalidato il fermo disposto dalla procura e mantenuto la custodia
cautelare in carcere.
Greco, a fine gennaio, è stato destinatario di un sequestro di beni per 35 milioni di euro disposto dal tribunale di Catania. L’uomo è considerato vicino alla criminalità organizzata, sia Cosa nostra – in particolar modo il clan gelese dei Rinzivillo – che alla Stidda. Nel decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione, viene ripercorsa la carriera criminale del 58enne: un’ascesa che sarebbe partita, secondo diversi collaboratori di giustizia, dagli assalti ai portavalori per poi stabilizzarsi nell’imprenditoria che ruota attorno al mercato ortofrutticolo ipparino. Settore in cui l’uomo avrebbe sfruttato il proprio background criminale per affermarsi tra le imprese leader nella produzione di imballaggi. Per questi fatti, peraltro, Greco è tra gli imputati del processo Ghost trash. A comparire nelle carte che hanno dato origine al sequestro milionario è anche lo stesso Giudice. L’uomo, coinvolto in passato in operazioni antimafia, è citato tra le frequentazioni pericolose di Greco.
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