Claudio Cicciarella è stato arrestato il primo novembre nella sala da gioco che gestiva, la Royal Club. Il vittoriese è stato fermato con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio: aveva nascosto nel proprio ufficio dieci grammi di cocaina. Nonostante l’esiguo quantitativo del sequestro, il centro scommesse è considerato dagli investigatori un importante punto di vendita di droga a Vittoria.
Cinquantenne pregiudicato per mafia, l’uomo è ritenuto un affiliato del clan della Stidda. L’esercizio, che era intestato alla compagna, si trova in via Roma, ed è distante poche decine di metri dal punto in cui Michele Brandimarte, influente membro della ‘ndrina di Gioia Tauro, è stato ucciso il 14 dicembre scorso. Secondo le ricostruzioni della polizia, Cicciarella avrebbe discusso a lungo con Brandimarte durante una passeggiata pomeridiana, immediatamente prima del delitto. Gli argomenti della conversazione tra i due sono ancora ignoti. Domenico Italiano, un incensurato ventitreenne calabrese, ha confessato il giorno successivo di essere stato l’esecutore dell’omicidio di Brandimarte. Il movente sarebbe stato la degenerazione di un diverbio.
In seguito sulla vicenda è calato il silenzio; i motivi per cui Brandimarte si trovasse a Vittoria restano ancora ignoti, come per altro le reali motivazioni dell’esecuzione di un uomo di mafia. Le inchieste degli ultimi mesi potrebbero delineare dei meccanismi precisi e chiarire alcuni interrogativi. Sembra esistere un legame tra le organizzazioni criminali calabresi e siciliane, cementato in diversi settori economici. L’attività principale è il traffico di stupefacenti. Ricopre un ruolo fondamentale il clan dei Piromalli-Molè di Gioia Tauro, di cui avrebbe fatto parte Brandimarte, che sfrutta l’importante porto commerciale. Enormi quantitativi provengono da oltreoceano e sbarcano nel centro tirrenico. Vengono poi trasportati e smerciati attraverso la fitta rete di trasporti commerciali su gomma.
Un ulteriore elemento a sostegno della tesi risale alla fine del mese di settembre: l’arresto di Giovanni Cilia, uomo d’onore legato ai Dominante-Carbonaro di Vittoria. Secondo le forze dell’ordine la cocaina viaggiava stipata negli autoarticolati, nascosta tra i fiori. I Cilia, proprietari della Max Flora, sarebbero stati in affari con il clan Crupi, legati ai Comisso, padroni della Locride.
La seconda attività riguarda invece il gioco, le scommesse e il betting on line. Le organizzazioni calabresi e siciliane sostengono l’apertura di diversi centri scommesse, che proliferano nel territorio. Un’operazione dell’arma dei carabinieri del luglio scorso ha dimostrato che la ‘ndrangheta ha investito fortemente nel gaming on line a Malta; lì la legislazione prevede un regime fiscale agevolato nel settore e tutela la provenienza dei capitali investiti. Molte delle sale scommesse locali dispongono di conti collegati su server dell’isola dei Cavalieri. Questi si rivelano più redditizi rispetto a quelli soggetti al controllo dell’Aams. Mentre i giocatori possono scommettere con quote più vantaggiose, i clan calabresi e siciliani sfruttano l’incredibile mole di denaro in circolo per attività di riciclo e nuovi investimenti.
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