Cronaca

Usura al 210 per cento, parla la vittima: «Disperato dopo il no della banca, non sapevo del fondo per evitare gli strozzini»

«Si è proposto mascherato da benefattore di turno, ma mi ha dato il colpo di grazia definitivo». Dietro la maschera del generoso finanziatore si sarebbe celato, in realtà, un usuraio. L’amministratore di una società che opera nel settore del commercio di abbigliamento a cui, due settimane fa, la guardia di finanza di Catania ha sequestrato 55mila euro di beni. «Ero in un momento economicamente difficile, lui si è proposto di aiutarmi e mi ha rovinato», racconta a MeridioNews la vittima, che – dopo anni e con al fianco l’associazione antiestorsione Asaec – ha denunciato tutta la vicenda alle fiamme gialle. «Se avessi saputo che esisteva la possibilità di accedere a un fondo di prevenzione per l’usura – sottolinea l’uomo, anche lui attivo nel commercio di abbigliamento – non sarei mai finito nelle mani di un usuraio».

Dalle indagini dei finanzieri sono stati accertati prestiti di soldi con tassi di interesse usurai: al 157 per cento annuale e al 210 per cento mensile. «Tutto è iniziato dodici anni fa – racconta a MeridioNews F. M. – quando mia moglie ha perso il lavoro». La donna, medica, lavorava in un centro analisi che chiuse. All’improvviso viene a mancare uno stipendio, l’entrata economica su cui si basava il pagamento di un mutuo appena acceso in banca per una seconda casa. «Dall’istituto bancario mi sono visto chiudere la porta in faccia – lamenta il commerciante catanese – Mi sono confidato e sfogato con questa persona, un collega con cui avevo lavorato». L’uomo capisce la situazione e si sarebbe proposto inizialmente per comprare la casa, poi per prestare dei soldi, ma con tassi usurai. «Si è posto nei miei confronti come il benefattore di turno e invece così, mi ha dato l’ultimo colpo di grazia».

L’uomo sarebbe riuscito a corrispondere più di 56mila euro. Per il debito residuo ci sarebbe stata la pretesa di altri 66mila euro. «Ha preteso che firmassi la stipula di una scrittura privata di riconoscimento di un altro debito – ricostruisce la vittima – con il rilascio di sessanta cambiali da 1000 euro al mese e il rilascio di una fideiussione da parte di mia moglie per una casa ad Aci Sant’Antonio», in provincia di Catania. Per il commerciante, già sotto usura da due anni (tra il 2016 e il 2017), i debiti continuano ad aumentare e non riesce più a pagare. «Lui aveva un atteggiamento autoritario e prepotente – confida la vittima al nostro giornale – ma senza mai fare minacce esplicite, che, però, lasciava intendere». I ritardi si accumulano fino a quando «mi ha fatto un decreto ingiuntivo e il pignoramento della casa. A quel punto, ho capito che avevo di fronte una sola strada: la denuncia». È da una ricerca fatta online che il commerciante scopre l’esistenza dell’Asaec, l’associazione antiestorsione catanese attiva da oltre trent’anni nella sensibilizzazione sui temi e nell’affiancamento delle vittime. «Il giorno dopo la mia telefonata – ricorda il commerciante – i responsabili dell’associazione mi hanno incontrato, ascoltato e accompagnato alla guardia di finanza per presentare la denuncia».

Le indagini iniziano subito dopo, alla fine del 2021, e a luglio del 2023 la procura emette il decreto di sospensione del pignoramento. «A quel punto, dopo mesi in cui avevo interrotto ogni rapporto, mi ha chiamato – racconto la vittima – Con tono preoccupato mi ha chiesto un “incontro amichevole” per “parlare di lavoro“». Un invito che il commerciante ha declinato senza mezzi termini: «Gli ho risposto: “Noi abbiamo fatto un solo lavoro insieme, il resto sono stati tutti prestiti a usura“». Una consapevolezza maturata dopo la denuncia, che – come ricorda il presidente dell’Asaec, Nicola Grassi – è «uno strumento di legalità che conviene». Perché è l’unica opzione per bloccare eventuali procedure esecutive in atto. «La legge 108/96 sull’usura – spiega Grassi – prevede la possibilità di avanzare al pubblico ministero titolare delle indagini la richiesta di sospensione delle procedure esecutive dopo la denuncia e la richiesta di accesso al fondo». Un prestito dallo Stato pari agli interessi usurai che sono stati pagati, senza tasso di interessi e da restituire in dieci anni.

«Si ragiona troppo spesso con il senno del poi – sottolinea il commerciante che ha denunciato il suo usuraio – perché manca una cultura delle possibili strade da percorrere nel caso di difficoltà economiche come la mia». Una di queste strade è il fondo di prevenzione nazionale per operatori del mercato che si trovano in difficoltà finanziarie. «Uno strumento di aiuto concreto – evidenzia il presidente dell’Asaec – per evitare di finire nella morsa degli usurai, che spesso sono degli insospettabili». Tra le possibilità c’è anche la legge 3 del 2012, nota come Salva suicidi o sul Sovraindebitamento, «che – continua Grassi – tramite un piano concordato di ristrutturazione del debito consente di ridurre i debiti in caso di criticità economiche». Strumenti che rendono la via della legalità ancora più conveniente. «Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito solo in mezzo all’oceano, abbandonato a sbattermi la testa contro un muro – conclude il commerciante vittima – Questo perché non ero informato sull’esistenza di questi salvagente».

Marta Silvestre

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