La visita nel capoluogo etneo del premier Matteo Renzi ha coinvolto, anche questa volta, un numero importante di forze dell’ordine. Carabinieri, guardia di finanza e polizia impiegati in modo massiccio per cinturare – come si dice in gergo – tutta l’area che circonda la nuova Torre biologica dell’università di Catania – inaugurata oggi dal presidente del Consiglio insieme al rettore Giacomo Pignataro – e il policlinico di via Santa Sofia. Un dispiegamento consuetudinario, considerato l’arrivo di Renzi, che però si infittisce proprio davanti all’ingresso del presidio sanitario dove, chiusi da un perimetro di transenne, una ventina di manifestanti – tra Coordinamento universitario, Studenti per il No di Catania, Liberi pensieri studenteschi – hanno attirato l’attenzione della questura. Gli agenti hanno infatti aspettato insieme a loro l’arrivo del presidente del Consiglio, sotto la pioggia, in assetto antisommossa. «Ci stanno filmando da ore e ci hanno chiuso qui dentro come dei pericolosi terroristi – scherza un ragazzo – Ci hanno controllato e perquisito, hanno anche voluto vedere e filmare le pile del nostro megafono, forse per paura che le lanciassimo contro la macchina presidenziale».
Ma i controlli e le operazioni di polizia non sono iniziate nel pomeriggio. Già nella mattina, come raccontano i manifestanti, i locali dell’università sarebbero stati sgomberati, anche in modo brusco, in vista dell’evento. «Stamattina, proprio alla Torre biologica, gli studenti e le studentesse del coordinamento sono stati identificati e strattonati dalla polizia fino a farli uscire dall’università, sotto gli occhi del rettore, per poi chiudere il polo a chiunque non fosse invitato», scrivono in una nota. «Assistiamo ancora una volta alla negazione di un diritto e la trasformazione dell’università, spazio di cultura libera e indipendente, in passerella politica per il governo di turno», concludono. Gli studenti denunciano inoltre la presenza di una circolare, inviata questa mattina proprio da Pignataro ai direttori dei dipartimenti, con la quale sarebbe stato chiesto di «rigettare ogni tipo di iniziativa sul referendum per preservare la neutralità del mondo accademico».
Il documento di cui parlano è stato firmato dal rettore e inviato il due novembre scorso. «Cari direttori e cari presidenti – si legge – in vista del prossimo appuntamento referendario del 4 dicembre mi sono pervenute, a vario titolo, richieste di concessione di spazi per l’organizzazione di incontri e dibattiti sul tema della riforma costituzionale. Ritengo che in questa fase che precede il voto, a garanzia di totale indipendenza dell’ateneo, nessun evento sui temi oggetto del referendum possa essere autorizzato dal sottoscritto salvo nei casi in cui vengano garantiti il contraddittorio e la piena equidistanza dalle diverse posizioni politiche con la presenza di tecnici ed esperti della materia».
Un invito che però, secondo i ragazzi, striderebbe con altri eventi organizzati in passato. «È sulla scia di questa neutralità che Pignataro ha invitato la ministra Maria Elena Boschi poco più di sei mesi fa a parlare dei motivi del sì al referendum?». Così come l’attuale incontro con il presidente del Consiglio. Eppure è in nome di questa circolare, spiegano gli universitari, che è stata loro negata l’autorizzazione a «poter svolgere, lunedì 21 novembre, un’assemblea all’interno del monastero dei Benedettini per parlare del referendum costituzionale».
Sull’argomento l’ateneo ha inviato una nota dove smentisce la volontà del rettore di negare il dibattito. Pignataro, come è possibile leggere nel testo, avrebbe infatti «solo chiesto ai direttori di dipartimento di assicurare che i confronti sul tema referendario si svolgano nel rispetto della pluralità delle posizioni». «Il presidente del Consiglio – continua l’ateneo – nel corso del suo intervento alla Torre biologica, non ha parlato del referendum costituzionale. La sua presenza all’inaugurazione dell’edificio era prevista sin dalla primavera. Si è colta l’occasione di altri appuntamenti istituzionali nel capoluogo etneo – conclude – affinché il presidente del Consiglio potesse inaugurare la struttura».
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