Era rimasto accantonato per mesi, dietro all’infinita sessione di bilancio dell’Assemblea regionale siciliana, è approdato nella commissione di merito (Sanità e Politiche sociali) soltanto la scorsa settimana. È il disegno di legge presentato dal Movimento 5 Stelle in materia di contrasto alla violenza di genere.
In Commissione la proposta di legge, dal titolo «Nuove norme di contrasto al fenomeno della violenza di genere e misure di solidarietà in favore delle vittime di crimini domestici e loro familiari», è stata esaminata insieme alle associazioni che si occupano di sostegno alle vittime di violenza di genere. Tre i punti cardine: l’istituzione di una cabina di regia regionale, i contributi ai figli delle vittime di femminicidio e l’inserimento lavorativo nella pubblica amministrazione per le donne vittime di violenza. Proposte che hanno convinto solo in parte le associazioni.
Ad essere ascoltate in audizione sono state due associazioni che fanno parte del coordinamento regionale dell’associazione nazionale Dire, in rappresentanza quindi delleorganizzazioni femminili Le Onde onlus, Tamaia onlus, Cedav onlus, associazione Donne insieme Sandra Crescimanno, Al tuo fianco onlus. I dubbi delle associazioni sono legati, appunto, al fatto che non vengano ancora recepite a livello regionale le linee guida ben individuate nella Convenzione del Consiglio d’Europa siglata in Turchia in materia di contrasto alla violenza di genere, ma soprattutto entrano nel merito di una serie di questioni che riguardano da vicino il percorso di reinserimento delle donne vittime di violenza di genere.
Tra le modifiche strutturali richieste dalle associazioni c’è intanto l’unificazione delle diverse voci di bilancio in un solo capitolo. «Questo consentirebbe concretamente – spiega Maria Grazia Patronaggio, dell’associazione Le Onde Onlus – di evitare le lungaggini burocratiche nelle quali troppo spesso si resta imbrigliati». I fondi per il contrasto alla violenza di genere, infatti, al momento sono distribuiti su diversi capitoli di bilancio. Questo spesso comporta dei rallentamenti nella gestione e nell’utilizzo delle risorse. Uno degli strumenti messi a disposizione dal sistema di sostegno alle donne vittime di violenza di genere, ad esempio, è l’inserimento lavorativo attraverso l’utilizzo di Borse lavoro. In questi casi la tempestività della macchina amministrativa regionale è essenziale per i percorsi di fuoriuscita delle donne dalle dinamiche di violenza.
Infine la cabina di regia prevista dalla proposta di legge, «il cui scopo – si legge nella relazione di accompagnamento alla norma – sia quello di garantire un corretto coordinamento» fra gli attori coinvolti, a cominciare da Regione e forze dell’ordine. Finora infatti le misure previste vengono applicate «in modo farraginoso e scoordinato, facendo correre il rischio che ne vengano, di fatto, annullati gli effetti o ridotti nella loro applicazione». Ma tra gli attori individuati nella norma, mancano proprio i centri antiviolenza. Un altro punto su cui le associazioni chiedono una immediata rettifica del testo.
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