Vincenzo Consolo e “Lunaria” incontrano la Spagna

La componente regionale per un autore di letteratura spesso risulta essere la carta vincente della sua opera, quell’effetto naturale ed al tempo stesso peculiare che riesce a dare al componimento un valore aggiunto, caratteristico dello stesso scrittore e della sua terra di origine. Questa qualità contraddistingue le opere dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo, il quale lunedì 18 giugno è stato ospite della Facoltà di Lettere di Catania, in una conferenza, nell’ambito della rassegna “Conversazioni in Sicilia”, che lo ha visto protagonista, accanto a due personalità di rilievo nello studio della “lingua consoliana”. Si tratta del prof. Salvatore Trovato, docente di linguistica generale presso la Facoltà di Lettere di Catania e della prof.ssa Irene Romera Pintor, docente di filologia italiana presso la Facoltat de Filología di Valencia.

La complessità della lingua di Consolo, che scrive in un siciliano molto ricercato, denso di musicalità e di sapienza popolare, ha dato non poche difficoltà a tutti i traduttori che hanno affrontato le sue opere. Il primato di questo difficile impegno va alla Spagna, che ha interpretato nella lingua di arrivo tutte le opere consoliane. L’ultima fatica è toccata proprio alla prof.ssa Irene Romera Pintor, la quale si è impegnata nel delicato compito di tradurre l’opera “Lunaria”, anch’essa molto particolare sia per le sue tematiche che per le sua caratteristiche linguistiche. A lei abbiamo chiesto:

I traduttori stranieri hanno trovato difficoltà nel tradurre Consolo e come se la sono cavata?

Sicuro. Devo intanto premettere che ai numerosi traduttori di Consolo va la nostra gratitudine per aver fatto conoscere uno dei nostri migliori scrittori all’Europa ed al mondo. Poi, devo dire che le difficoltà ci sono state e sono state anche parecchie. Per lo più i traduttori si sono sforzati di comprendere il testo consoliano – in molti casi aiutati dallo stesso autore – e di riproporlo nella lingua di arrivo. È successo però che la connotazione regionale del testo di partenza non è quasi mai passata nel testo di arrivo. Ma è successo anche che talvolta i traduttori si siano ingannati nell’analisi morfologica delle parole del testo di partenza. Devo ricordare ad esempio che parole come agliastro ‘oleastro’ o cannata ‘boccale di terracotta’ siano state esaminate la prima come alterato di aglio e la seconda come derivata di canna, pervenendo a traduzioni errate se non divertenti.

Abbiamo fatto anche alcune domande al prof. Salvatore Trovato, il linguista che più di ogni altro si è occupato – «sin dal 1988 », come ci dice lui stesso – dello studio della lingua consoliana.

La prof.ssa Irene Romera Pintor si è misurata con un testo difficile. Come pensa che se la sia cavata?

La professoressa si è molto preparata per questa traduzione. Tra l’altro ha anche avuto il coraggio di riproporre, a fianco della sua traduzione in spagnolo, l’originale testo consoliano. Certo, per motivi didattici, ma comunque, questo è un grande atto di coraggio nei confronti del lettore. Per quel che riguarda la traduzione, ha colto l’elemento regionale presente in “Lunaria” (limitato rispetto alle altre opere di Consolo). Nel testo di arrivo lo ha reso o facendo ricorso al prestito italiano (peraltro spiegato in erudite “Note del traduttore”) o facendo ricorso alla regionalità ispanica. Più volte, infatti, ha usato termini presenti nella varietà galiziana. Tradurre Consolo non significa solo conoscere bene le due lingue, quella del testo originale e quella della traduzione, ma anche essere filologi e linguisti e, più in particolare, anche dialettologi. La Romera Pintor, in questo senso se l’è cavata in maniera eccellente.

Abbiamo rivolto alcune domande personali al professore, in qualità di studioso di linguistica e di dialettologia siciliana ed in particolare “consoliana”.

Ieri si è parlato di lei, come uno dei pochi, o forse l’unico che abbia assegnato delle tesi su Vincenzo Consolo. Di che lavori si tratta?

Si tratta di tesi di argomento linguistico. Poiché nei romanzi consoliani l’elemento più marcato è costituito dalla lingua e, in particolare, dalla lingua regionale, ho studiato e ho fatto studiare la componente regionale siciliana, così vistosamente presente nei romanzi del nostro scrittore. Intanto ho anche predisposto, coadiuvato dal collega Sebastiano Grasso, un data base in cui sono raccolti in maniera esaustiva i regionalismi della lingua di Consolo, al fine di giungere a un Vocabolario dell’italiano regionale letterario, prima relativamente alle opere di Consolo e, successivamente, sulla base anche degli usi degli altri scrittori siciliani. Tra questi, oltre che Pirandello e Sciascia, anche i contemporanei. Primo fra tutti Stefano D’Arrigo, al quale pure stiamo da anni lavorando. Un lavoro del genere, come ho messo in evidenza in altri luoghi, servirà non solo ai critici letterari, ma anche agli storici della lingua e, in particolar modo ai traduttori. Questi ultimi, infatti, non dispongono sempre, all’estero, degli strumenti necessari per tradurre le opere di Consolo, la cui lingua è assai complessa.

Come mai nell’ambito di “Conversazioni in Sicilia” si è dato rilievo alle traduzioni spagnole di Vincenzo Consolo?

Il motivo è semplice. “Il Sorriso dell’ignoto marinaio” ha avuto ben due traduzioni in spagnolo. Una, del 1981 a cura di Esther Benítez, pubblicata a Madrid, e l’altra del 2001 a cura di Giovanni Barone Mirta Vignatti, pubblicata a Rosario (Argentina). Inoltre, anche “Lunaria” è stato di recente tradotto dalla collega Irene Romera Pintor (dell’Università di Valencia). Non posso non ricordare che la prof.ssa Romera, per questo suo lavoro, ha ottenuto il premio del Ministero degli Affari Esteri italiano nel 2004.

Diverse sono state le domande del pubblico durante l’incontro. Una di queste, indirizzata proprio a Consolo, ha riguardato il rapporto tra lo scrittore e la scuola.

Cosa ne pensa dell’idea di inserire le sue opere in ambito scolastico a tutti i livelli – linguistico, letterario, sociale e storico?

Io vado volentieri nei licei e a scuola per toccare la realtà. Quando i professori li “obbligano” a leggermi, i ragazzi hanno inizialmente un blocco che riescono a superare solo se trovano in loro delle buone guide, dei Virgili che li indirizzino nell’accostamento ai miei testi. In effetti, in confronto ai romanzi a cui sono quotidianamente esposti, tipo “3 metri sopra il cielo”, i miei presentano non poche difficoltà.. ma una volta superato quel blocco “mitico”, ne rimangono affascinati. Me lo dimostrano con tutte quelle domande intelligenti e interessate durante gli incontri di “Invito alla lettura”, che invitano appunto ad andare oltre alla struttura di consumo imbonita da slogan pubblicitari!

L’incontro si chiude con altre dissertazioni dell’autore siciliano, il quale indirizza il suo discorso sullo studio della lingua, sin dai tempi di Dante. – Per carpire i segreti del regionalismo di una lingua è importante seguirla in tutte le sue fasi e sicuramente la letteratura è il mezzo migliore per poter comprendere questo difficile percorso. Infine Consolo chiude la conferenza esprimendo la sua stima per tutti gli scrittori siciliani che hanno adoperato la componente regionale nelle loro opere.

Benedetta Motta

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