E sempre difficile – ed anche un po azzardato – leggere in chiave politica i risultati delle elezioni amministrative. Sopattutto dopo la celebrazione dei ballottaggi. Tuttavia, mettendo assieme il voto di due settimana fa e quello di ieri, un dato emerge con una certa chiarezza: la crisi dei partiti tradizionali e, in particolare, di Pdl, Pd e Udc.
Certo, si potrebbe aggiungere che anche la Lega di Bossi non ha brillato. Ma, in questo caso, andrebbe precisato che i leghisti in crisi ci sono già da mesi, e cioè da quando hanno deciso di non appoggiare il Governo di Mario Monti. Da allora stanno venendo fuori storie sui figli dello stesso Bossi e su dirigenti della vecchia guardia leghista.
Non esaltante anche il risultato dellUdc di Casini, forse il partito più vicino al Governo Monti. LUnione di centro non perde, ma non incanta: guadagna qualche voto qua e là, ma non fa paura a nessuno. In ogni caso, quello di Casini non è un partito destinato a coagulare le grandi forze moderate del nostro Paese. Anche perché le forze moderate perdono consensi.
Sono due, a livello nazionale, i fatti clamorosi di ieri: la vittoria del grillino Federico Pizzarotti a Parma e il 73 e oltre per cento conquistato a Palermo da Leoluca Orlando. I grandi giornali parlano di vittoria dellantipolitica. In realtà, a nostro modesto avviso, le cose stanno esattamente al contrario.
A perdere, infatti, è lantipolitica del Governo Monti e dei tre partito che lo sostengono: Pdl, Pd e Udc. La vera antipolitica, nel nostro Paese, è rappresentata, per lappunto dallattuale capo del Governo, un personaggio di indubbia incapacità politica che sta creando malumori e dissensi in tutta lItalia.
Non è casuale che i poteri forti, proprio nel pieno della campagna elettorale, abbiamo avvertito lesigenza, chiamiamola così, di rispolverare la strategia della tensione, ovvero luso delle bombe come quelle esplose nella scuola a Brindisi. Il disegno è chiaro: intimorire la gente, distrarla, facendo in modo che la spoliazione in atto verso la popolazione italiana tra attacco alle pensioni, ai cosiddetti esodati, introduzione dellImu e tasse varie passi in secondo piano.
Ma è un piano – il ricorso alla strategia della tensione – destinato a fallire, perché lidea dello Stato, nellimmaginario italiano, è quella descritta alla perfezione da Leonardo Sciascia in Todo modo: e cioè uno Stato che non esiste in termini morali e che esiste ancora di meno da quando assistiamo, in diretta, a quello che lUnione Europea delleuro sta cercando di fare alla Grecia.
Non è un caso, insomma, se i partiti che sostengono il Governo Monti – Pdl, Pd e Udc – perdono consensi e credibilità. Mentre a vincere queste elezioni è il Movimento 5 stelle di Grillo che, da mesi, per bocca del suo leader, ripete che lItalia, per salvarsi, deve uscire dalleuro. Per non parlare dello stesso leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro – altro vincitore delle elezioni – che in Parlamento è un fiero oppositore del Governo Monti.
A destare impressione è il movimento dei grillini che, rispetto a 15 giorni fa, guadagna altri tre punti in percentuale, passando dal 9 al 12 per cento. Il segnale che, alle prossime elezioni politiche, potremmo avere grandi sorprese, perché Pdl, Pd e Udc non sembrano intenzionati mollare Monti. Bisogna capire, a questo punto, che cosa non si inventeranno i poteri forti per provare a convincere gli italiani a non seguire Grillo e Di Pietro.
Ieri, in conferenza stampa, il nuovo sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha espresso il timore che in Italia i fatti di Brindisi possano non restare isolati. E un timore che ci sentiamo di condividere. Proprio perché, nel nostro Paese, le stragi e le bombe hanno contrassegnato la vita della democrazia, da Portella delle Ginestre fino ai nostri giorni.
A fronte del ritorno della strategia della tensione, della quale non avvertivamo la mancanza, cè, però, la maturità dellelettorato italiano, che ormai non si lascia intimidire da certi fenomeni delinquenziali. E lo ha dimostrato ieri, da Parma a Palermo, polverizzando i partiti che sostengono il Governo Monti e la sua dissennata polititca economica europeista-grecista.
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