Stellone, giustamente, ha scritto altre cose in cima alla sua lista di priorità ma il verdetto è incontrovertibile e va accolto con soddisfazione: a quota 37 punti il Palermo è campione d’inverno. Un titolo che, pur essendo platonico e pur non offrendo alcuna garanzia in funzione della promozione in A come peraltro hanno dimostrato i rosanero nella passata stagione, certifica la bontà del lavoro avviato da Tedino e valorizzato successivamente dal tecnico romano. A dare ai rosa la certezza del primato solitario in classifica al giro di boa è stato il successo per 1-0 ottenuto sul campo del Cittadella nell’ultima giornata del girone di andata. La vittoria odierna, la seconda consecutiva dopo l’affermazione casalinga contro l’Ascoli e tredicesimo risultato utile di fila, non è e non potrà mai essere un’ipoteca sulla promozione considerando che da gennaio in poi potrebbero cambiare situazioni che adesso sembrano cristallizzate, ma nello stesso tempo rappresenta un segnale. Un indicatore del fatto che, rispetto al 2017/18, sul territorio rosanero molto probabilmente il vento è cambiato.
In altre circostanze, e forse anche nella scorsa stagione durante la quale soprattutto nella seconda parte ha cominciato a scarabocchiare i disegni preparati nel girone di andata, partite come quelle di oggi al Tombolato la squadra non le avrebbe vinte e difficilmente avrebbe portato a termine la propria missione al culmine di una gara all’insegna della sofferenza. Il Cittadella, che non avrebbe meritato affatto di perdere non solo per il numero di occasioni create (oltre ai due pali colpiti all’alba della ripresa, Finotto e Panico hanno creato scompiglio in area avversaria cinque volte nel primo tempo) ma anche per la mole di gioco sviluppata nel corso dei 96 minuti, è andato a sbattere contro la Juventus della B. L’accostamento, senza azzardare ovviamente paragoni improponibili tra due organici appartenenti a pianeti diversi, si riferisce alla capacità della capolista di portare a casa i tre punti anche in una giornata non particolarmente brillante e, con un mix composto da fortuna, carattere, praticità e spirito di sacrificio, di costruire il successo facendo leva su un paio di episodi favorevoli.
Con le dovute proporzioni, il cinismo mostrato al Tombolato dal Palermo sotto lo sguardo del neo-amministratore delegato Emanuele Facile presente in tribuna e testimoniato al 52’ dal terzo gol stagionale (il secondo di fila in trasferta) di Falletti su assist di Trajkovski abile ad alimentare una ripartenza sfruttando un’indecisione di Iori a centrocampo, può essere paragonato al pragmatismo con cui la formazione di Allegri riesce spesso a cavarsela ottimizzando situazioni apparentemente complicate. I rosa, che hanno sofferto per quasi tutta la partita il ritmo e le geometrie di un Cittadella bene organizzato ma poco concreto, sulla falsariga della Vecchia Signora hanno saputo rimboccarsi le maniche, hanno badato alla sostanza e, con la tuta da operaio addosso, sono riusciti ad ottenere ciò che volevano. Con sudore e fatica.
Nella Juve c’è un giocatore, Cristiano Ronaldo, in grado con la sua qualità di trascinare il resto dei compagni. Nel Palermo, al netto delle menzioni speciali da assegnare oggi a qualche singolo come Jajalo (provvidenziale al 27’ della ripresa con un intervento in scivolata sul neo-entrato Malcore pronto a tirare da distanza ravvicinata) o Szyminski, bravo sull’out sinistro della difesa a quattro ad ovviare all’assenza dell’infortunato Aleesami e ad interpretare un ruolo non suo, c’è un altro fattore C altrettanto determinante: il collettivo. Valore aggiunto senza il quale i primi della classe nella giornata odierna non avrebbero superato l’esame. Anche se il match fosse durato altre due ore i padroni di casa non avrebbero segnato. Non è una certezza, ovviamente, ma una sensazione alimentata da quell’impercettibile fluido che, più di una volta, in una partita di calcio sposta l’inerzia dalla parte della squadra più forte. Anche quando questa squadra, il Palermo nel caso specifico, non è convincente sul piano del gioco (gli ospiti, in balia dei veneti nel primo tempo e quasi mai pericolosi ad eccezione di un palo esterno centrato da Trajkovski poco prima dell’intervallo, nella ripresa hanno preso qualche misura in più all’avversario rimanendo compatti) e non meriterebbe di vincere.
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