Il poeta Stesicoro apostrofato come «motto vivente». La casina del principe Biscari invasa di rifiuti e di resti di vita affatto nobiliare. Graffiti poco artistici ovunque. È come si presenta il giardino Bellini a tre anni dai lavori di ristrutturazione, mai terminati, in uno stato «sempre più impietoso e sempre più distante dalla sua antica e peculiare bellezza». La nuova denuncia arriva dal comitato Sos Villa Bellini che chiede al nuovo sindaco Enzo Bianco una risposta immediata su una storia fatta di ritardi, ingenti fondi spesi e degrado.
Inaugurata quasi tre anni fa, il 23 settembre 2010, i lavori di ristrutturazione del più prestigioso polmone verde cittadino hanno avuto una storia travagliata. A partire proprio dal taglio del nastro, che dal comitato definiscono un’attività «forzata», «che non aveva avuto il benestare della Sovrintendenza per quanto attiene il fine lavori». Operazioni di restauro in effetti mai finite, nonostante i 15 milioni di euro di fondi dell’Unione europea, poi in parte bloccati e sostituiti con un mutuo.
Alla riapertura, l’argomento più caldo era stato forse l’assenza delle storiche papere nel laghetto centrale, benvenuto ai visitatori che entravano dall’ingresso principale di via Etnea. Ma, denunciano dal comitato, molto c’è da dire su quanto non è stato fatto, sebbene previsto dal progetto approvato, o è stato fatto male. Come la casina del Principe Biscari, «dove chiunque può accedere e fare i propri comodi», e il labirinto ipogeo del Biscari, sotto la collina sud, entrambi da restaurare e oggi invece degradati. L’ingresso della casina ha smesso da tempo di raccontare storie di nobiltà etnea ed è diventato testimonianza degli affetti dei giovani catanesi, con dediche d’amore e di amicizia in spray arancione. L’interno invece riporta i resti di vita quotidiana dei senza tetto. In attesa di ristrutturazione è anche il chiosco cinese, a Nord, distrutto dopo un incendio.
Tra quanto non è stato fatto, il comitato denuncia anche installazioni di cui invece i cittadini avrebbero anche potuto fare a meno. Come il sottopassaggio in cemento armato, «mostruosità architettonica non prevista dal progetto originario in quanto del tutto incompatibile con il giardino storico e i conseguenti vincoli monumentali ma edificata grazie ad una variante». «Per non parlare di quella ragnatela infinita di tubi neri per annaffiare lasciati a vista – continuano dal comitato – E che fanno rabbrividire ogni cittadino che ha un minimo senso dellestetica e un ricordo ancora lucido dei meravigliosi mosaici botanici della Villa». Tra gli interventi di dubbia utilità, scrive il gruppo, anche la potatura degli storici ficus del giardino.
Esempi di ordinario degrado che, dalla riapertura a oggi, hanno portato i catanesi a disaffezionarsi sempre più al principale giardino cittadino. Per questo il comitato Sos villa Bellini «chiede al nuovo Sindaco di istituire una commissione di indagine, già richiesta al precedente sindaco e consiglio comunale ma mai realizzata, affinché si possa fare chiarezza e riportare quella verità mortificata in uno dei simboli indelebili della città».
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