Due balordi, ieri notte hanno versato un’intera latta da venti chilogrammi di vernice bianca sopra un senzatetto mentre stava dormendo. Il fatto è avvenuto nei dintorni di piazza Scaffa. Il malcapitato si fa chiamare Salvo ed è di origini Tamil.
I volontari della Croce Rossa Italiana gli hanno offerto dei nuovi vestiti e delle scarpe. Ma il giovane migrante ha rifiutato ogni tipo di aiuto. Ad oggi, continua a vagare per la città imbrattato dalla testa ai piedi. Anche i carabinieri lo hanno avvicinato per chiedere maggiori informazioni. Ma nemmeno Salvo si spiega del brutale gesto. «Non ho infastidito nessuno. Nemmeno una lite si è accesa tra di noi. Non so nemmeno chi sia stato. Stavo dormendo». Spiegava alle forze dell’ordine il migrante. Alcuni volontari della Croce Rossa Italiana hanno denunciato l’accaduto sui social network, riuscendo a creare un tam tam di indignazione e sostegno nei confronti di chi «è più debole rispetto ad una società di indifferenza».
«Che orrore. Che crudeltá. Che cattiveria condita a disprezzo della vita e della dignitá della persona. Mi vergogno per questa gente». Scrive Lorenzo. «La cattiveria umana non ha limiti» afferma Dawidh.
I Tamil, con i suoi 5 mila componenti è una delle comunità più numerose della città. Verso questa etnia, a Palermo, negli anni si sono manifestati episodi razziali. Nel del 2011 nel quartiere della Zisa sono stati selvaggiamente picchiati due giovani, da una banda di minorenni. Proprio a fine ottobre di quest’anno, la corte d’Appello di Palermo ha ribaltato la sentenza emessa dal Tribunale assolvendo e ordinando l’immediata scarcerazione dei quattro imputati accusati del tentativo di omicidio di Mohanraj Yoganathan e Naguleashworan Subramaniam. Il procuratore generale aveva chiesto il riconoscimento dell’aggravante per motivi razziali e l’aumento delle pena, ma la corte ha dato ragione ai legali di Vincenzo Cilona, che era stato condannato a 19 anni, Mirko Rasa e Salvatore Savignano (15 anni in primo grado), e Massimiliano D’Alba (14 anni). Rasa è stato condannato a tre anni e dieci mesi per l’aggressione a uno dei due Tamil avvenuta a luglio 2011, confessata dallo stesso imputato. Anche per Salvatore Di Giovanni, figlio di Tommaso, considerato il capomafia di Porta Nuova arriva una condanna. Il giudizio è pendente in Cassazione, aggravata dalla finalità razzista. Il giovane si autoaccusò del tentato omicidio, ma negò di essere stato mosso dall’odio razziale. Si trattò di una “questione di onore”. E soprattutto scagionò tutti gli altri imputati, senza fare i nomi chi era con lui in quella sera di follia.
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