Diverse polpette cotte, con una strana polverina rossa ben visibile. La carne, lasciata sul marciapiede, è stata notata da Massimiliano, lettore di CTzen, nei pressi della chiesa di San Luigi, in pieno viale Mario Rapisardi. Come già successo appena prima dell’estate. Mentre si trovava a passeggio con il suo cane, sabato sera, il cittadino ha notato le polpette avvelenate sparse lungo il tratto di strada. Una pratica pericolosa, che il più delle volte porta gli animali a morire con dolori atroci e che rappresenta un problema anche per i bambini. Difficile insegnare agli animali a non mangiarle, ma è possibile imparare le giuste pratiche da mettere in atto in caso di ritrovamenti simili.
«Mi sono premurato di schiacciare e sbriciolare le polpette», precisa Massimiliano. Il quale, però, non ha la certezza di chi possa aver messo la carne sul marciapiede, solo qualche ipotesi su quanti, arrabbiati con chi non raccoglie dalla strada i bisogni del proprio cane, se la prende con l’animale e non con i padroni incivili. In realtà, però, la mossa di Massimiliano non è la migliore in questi casi. «Conviene sempre raccogliere un campione di polpetta per portarla all’istituto zooprofilattico che la analizzerà», spiega Valentina Barone, della sede etnea della lega nazionale per la difesa del cane.
In ogni caso, la trafila prevede di allertare i vigili urbani. I quali, una volta sul posto, si occuperanno della raccolta delle polpette avvelenate e delle analisi. «La bonifica è un passaggio fondamentale – continua l’animalista – Perché il veleno è pericoloso per tutti: cani, gatti ma anche i bambini. Per questo servirebbe mettere anche degli avvisi». Nel caso in cui però ci si accorga delle polpette quando ormai il cane le ha addentate, alla denuncia si accosta il pronto intervento sull’animale: «Si dovrebbe sempre andare a passeggio con un po’ di acqua ossigenata – spiega Barone – Basta una siringa diluita, che fa subito vomitare l’animale. E poi portarlo subito dal veterinario più vicino». Sempre con un campione di carne, per capire con che tipo di veleno è stata trattata e in che quantità.
«Ho cercato di spargere la voce tramite Facebook ma, se c’è una zona dove ciclicamente qualcuno si presta a queste cose, si deve sapere», conclude Massimiliano. «In effetti, in altre zone non succede con questa frequenza», gli fa eco Valentina Barone.
[Foto di Leucotea]
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