Via la baraccopoli da Corso Martiri della Libertà

Risveglio amaro oltre che improvviso e sgombero forzato. Alle sei del mattino, al Corso Martiri della Libertà, le ruspe hanno fatto irruzione all’interno delle tre aree abbandonate da molti anni e adibite ad abitazioni da diversi gruppi di extracomunitari. Tutti hanno dovuto lasciare le loro baracche, su due piedi, prendendo, chi ha potuto, i pochi affetti personali. La polizia ha fatto sgomberare le aree in cui, tra baracche e rifiuti, vivevano gli stranieri, per condurli al PalaNitta, dove è stata vagliata la loro posizione e verificare se erano in regola con i documenti. Cumuli di materiali vari, compensato, legna, materassi, vestiti e tanta immondizia sono state messe per tutto il giorno nel camion dalle ruspe.

Tre aree, abitate da persone di etnie diverse. In un’area si erano sistemati i bulgari, in mezzo i magrebini e nella terza, i polacchi e romeni, pare i più sporchi. Tutti hanno costruito come hanno potuto baracche nelle quali dormire e trovare rifugio. O alcuni se le sono trovate in “eredità “ da altri compagni di ventura che forse hanno trovato lavoro o forse sono tornati nella loro terra, visto che qui l’Italia non si sono trovati bene. Baracche fredde in inverno e roventi in estate. Non dobbiamo dimenticare che l’inverno scorso un bulgaro è morto per il troppo freddo. Niente acqua, ma solo una fontanella a poche decine di metri di distanza da una delle tre aree, grazie alla quale gli extracomunitari potevano attingevano cucinare. E per lavarsi? Lì, sotto gli occhi dei passanti, con una disinvoltura che hanno dovuto inventare. I forellini a gas li compravano nel negozio vicino, dove si recavano ogni qual volta dovevano ricaricare la bombola.

Le strade adiacenti sono sporche, piene di vestiti dimessi buttati per terra. Due sere prima, passando da una di queste strade abbiamo visto che alcuni di loro rovistavano nella spazzatura per cercare qualcosa, ma non per buttarvi l’immondizia. Perché anziché buttarla nei cassonetti, la accumulavano accanto alle baracche. Lo si poteva appurare sbirciando dalle aperture dei muri, usate come porte e dai muri più bassi. E questo ce lo ha confermato uno dei poliziotti che nella mattinata è sceso lì dentro per farli sgomberare. “Non ha idea – ci racconta – della spazzatura che avevano accumulato. Si può essere ricchi o poveri, di questo non si può accusare nessuno, ma queste persone sono proprio sporche, di natura. E’ indicibile quello che ho visto. Non se lo può immaginare”. Per farli sgomberare i poliziotti hanno indossato i guanti in lattice, che si potevano vedere sul suolo, in una delle uscite.

Un signore che ha un negozio di fronte una delle tre aree ci ha detto, con un po’ di fastidio e di imbarazzo di chi non vorrebbe arrivare a dire certe cose: “ La signora che sta sopra – ci racconta – poteva vedere dal balcone quello che combinavano. Scene inguardabili. Non avendo neanche i servizi igienici, queste persone, erano costrette ad andare lì stesso e molte volte anche affacciarsi metteva in imbarazzo, perché involontariamente erano nudi. Poi – conclude il negoziante – delle ubriacature non ne parliamo”.  Nella strada c’erano alcuni cumuli di vestiti che gli extracomunitari lasciavano nel marciapiede, cambiandosi molte volte, dietro le macchine o i furgoni. Troppa disinvoltura che gli abitanti della zona e i passanti sono stati costretti a sopportare e per lungo tempo. Il lavoro, per molti di loro, era ai semafori attigui: lavavano i vetri agli autisti o vendevano accendini. Le donne, invece, con il cartone con su scritte frasi sgrammaticate domandano l’elemosina.   

Il Comune di Catania ha deciso di dare loro una sistemazione più dignitosa, offrendo assistenza da parte degli assistenti sociali, per le persone particolarmente bisognose. Pare che nei fossati vivessero anche tre bambine. Una situazione insostenibile che forse oggi ha trovato l’epilogo ? Lo vogliamo sperare. Intanto le baracche sono state demolite e le entrare cementate. 

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Melania Mertoli

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