«Sono stati definitivamente uccisi due splendidi pini in piazza Beato Angelico». Nella rotonda di via Filocomo, ai piedi della statua di padre Pio da Pietrelcina, sono rimasti tronchi di pochi centimetri, fronde sempreverdi a terra e sopra le panchine e nastri di plastica bianca e rossa a delimitare l’area della piazzola. Diversi residenti della zona e molti attivisti di associazioni ambientaliste l’hanno definito «uno scempio, anche perché gli alberi sembravano in perfetta salute». Tra chi ironizza, come gli attivisti di Lungomare Liberato – che hanno denunciato l’accaduto – scrivendo che «anche padre Pio è rimasto sotto il sole» e chi lamenta la lunga mancanza di manutenzione, c’è anche chi al motto «cu vuli u Santu su preia (chi vuole il Santo lo preghi, ndr) ha pensato di creare il gruppo Facebook Salviamo gli alberi a Catania. Stop ai tagli. Una pratica non nuova nel capoluogo etneo. In passato altri alberi, anche storici, sono stati abbattuti per esempio in via Dusmet, in piazza Europa e anche all’interno della Villa Bellini.
«Sono azioni messe in pratica seguendo le indicazioni che arrivano dopo accurati sopralluoghi di agronomi, tecnici ed esperti del settore – motiva a MeridioNews l’assessore al Verde pubblico Fabio Cantarella – perché è nostro interesse avere cura del verde ma ancora di più lo è salvaguardare la sicurezza pubblica e l’incolumità dei cittadini». Due questioni che, insomma, messe sui piatti della bilancia non possono pesare allo stesso modo. È dello scorso febbraio un documento redatto dal Servizio tutela e gestione del Verde pubblico del Comune di Catania nel quale viene sintetizzata una relazione della Consulta comunale per il verde urbano, composta dal dipartimento Agricoltura e ambiente, Ingegneria civile e Scienze biologiche dell’Università, dall’ordine degli agronomi, dei forestali, degli architetti e degli ingegneri insieme a Soprintendenza, servizio fitosanitario regionale, Osservatorio delle malattie delle piante di Acireale e associazioni ambientaliste. Un documento in cui si predispongono «programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria per mettere in sicurezza le alberate stradali e garantire l’incolumità della popolazione». In pratica, la programmazione delle attività di abbattimento e sostituzione degli alberi a rischio nel territorio cittadino.
«Quello che noi abbiamo ereditato – puntualizza Cantarella – è un patrimonio immenso ma con molti alberi su cui la manutenzione non viene effettuata da venti o trenta anni. E c’è da tenere conto che per alcune specie ci sono dei momenti precisi per la potatura, altrimenti, comunque li si uccide. Ma ci sono casi in cui arrivare alla drastica decisione di abbattere l’albero è necessario», aggiunge l’assessore. Rami che arrivano ad altezza uomo, fronde appesantite che rischiano di staccarsi dal tronco alla prima folata di vento, alberi malati o compromessi al punto che «ogni intervento di riduzione della pericolosità risulterebbe insufficiente», si legge nella relazione tecnico-scientifica. Le criticità maggiori sarebbero emerse per cinque platani al giardino di Villa Bellini, per le palme in via VI aprile (nella zona del cosiddetto Passiatore) e in piazza Iolanda.
«Molti alberi in città sono stati impiantati in posti sbagliati – commenta a MeridioNews Giuseppe Occhipinti, presidente dell’ordine degli agronomi di Catania – Il pino, per esempio, non sarebbe un albero adatto alle città perché ha radici superficiali e una chioma che cresce in altezza, come una scala a pioli». Insomma, ancora prima di pensare alla costante manutenzione bisogna pensare alla scelta delle piante in funzione dell’ambiente circostante. Per esempio, al centro di una rotonda di una zona ventosa non è funzionale sistemare delle piante con fronde elevate. «È fondamentale optare per piante di prima scelta, della macchia mediterranea, resistenti e di piccole dimensioni – consiglia Occhipinti, che nel settore ha un’esperienza di oltre trent’anni – Fermo restando che, se non si è in grado di mettere in pratica una corretta manutenzione, allora è meglio non piantare perché non si deve mai perdere di vista che si ha a che fare con elementi vivi».
Della sicurezza legata alla gestione del verde pubblico si era tornato a parlare quando, lo scorso agosto, un ragazzo 18enne era stato colpito da un grosso ramo alla Villa Bellini che gli aveva procurato una prognosi di 30 giorni di riposo assoluto a letto per una frattura scomposta all’arco trasverso di sinistra della seconda vertebra lombare. Quattro anni prima, la 49enne Patrizia Scalora, era morta dopo essere stata colpita da una palma in piazza Cutelli mentre era seduta su una panchina. «Nelle decisioni di abbattere gli alberi pericolosi non possiamo non tenere conto di questi episodi», aggiunge l’assessore Cantarella che però assicura che è «già stato messo in campo un piano di forestazione urbana, che prevede la piantumazione di circa 600 alberi nell’arco di un anno. Abbiamo iniziato insieme a Legambiente con via Plebiscito e piazza dei Martiri dove erano rimasti solo i solchi, scegliendo piante che non arrivino a un’altezza tale da diventare pericolose e palme più resistenti ai parassiti».
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