Via De Felice, nuova occupazione abitativa Quaranta persone in un palazzo di due piani

Quaranta persone, tra le quali sei nuclei familiari, sei minorenni e due diversamente abili. Sono loro gli occupanti del palazzo di via De Felice 48, nei pressi di via Umberto. Il portone dello stabile disabitato è stato forzato questa mattina: adesso a chiuderlo c’è un lucchetto messo dai nuovi inquilini, supportati dal comitato Casa X tutti. «È un edificio che è stato donato all’istituto Ardizzone-Gioeni – dicono – Loro avrebbero dovuto impiegarlo per l’accoglienza a ciechi e ipovedenti, ma non è mai stato usato». Secondo le loro testimonianze, sarebbero più di vent’anni che quelle porte non vengono aperte.

Da oggi, però, lì dentro ci vivono persone che hanno sulle spalle uno sfratto già eseguito, oppure una procedura in corso. Alcuni fanno dei lavoretti saltuari, ma la maggior parte sono disoccupati. Per il comitato non si tratta solo di «ridare una casa a chi non ce l’ha, ma anche di un’azione dimostrativa». Proprio nei giorni in cui l’emergenza abitativa è il tema caldo. Dopo lo sgombero di via Furnari 31 e il consiglio comunale straordinario che si è tenuto a Palazzo degli elefanti.

«Il Comune si deve attivare», affermano dal Comitato. «Ci sono migliaia di immobili vuoti e lasciati all’abbandono – spiegano – un patrimonio fatto anche di strutture pubbliche, o che potrebbero essere espropriate o chieste in comodato d’uso per rispondere ai bisogni dei cittadini». In via De Felice, per esempio, potrebbero vivere ancora più persone rispetto a quelle che adesso hanno occupato, e che il comitato ha seguito nel corso del tempo. «C’è un sacco di spazio, è molto grande».

Nel palazzo mancano sia la corrente elettrica sia l’allacciamento alla rete idrica. Ma domani le porte saranno aperte per un pranzo sociale e per lunedì, invece, è stata convocata una conferenza stampa davanti al portone. Nel frattempo, sono iniziati i lavori di riqualificazione degli appartamenti che – chiusi da anni – devono essere resi vivibili. A dare la misura dell’abbandono in cui sono stati lasciati, ci pensano le piante sui balconi. Cresciute non dentro ai vasi ma nelle crepe del cemento.

Marco Di Mauro

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