«Se ci sono state delle zone d’ombra nel percorso fin da quel 19 luglio del 1992, bisogna chiarirle. Soprattutto se dietro a quelle zone d’ombra ci sono pezzi dello Stato». Alla vigilia del ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio, il presidente dell’Anm Francesco Minisci torna sulla necessità di fare luce sui misteri che, a distanza di anni, avvolgono ancora le stragi di mafia del ’92. E ora più che mai si fa forte questa necessità, dopo la sentenza del processo di Caltanissetta in cui i giudici, nelle motivazioni, scrivono di «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», riferendosi alle indagini sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Anche per questo, forse, il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati ha scelto di riunirsi oggi, alla vigilia del ventiseiesimo anniversario dell’eccidio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, al Palazzo di giustizia di Palermo.
«Non spetta a noi fare valutazioni – ha proseguito Minisci, che ha preferito non entrare nel merito della sentenza -, ma certo è necessario rimuovere tutte le opacità su un fatto che è uno dei più bui della storia del Paese. Siamo noi i primi a chiedere che occorre chiarire le zone d’ombra». Una presenza oggi nel capoluogo siciliano, quella dell’Anm, fortemente voluta, come ha spiegato il presidente. «È la prima volta che il comitato direttivo centrale esce fuori da Roma per un evento così importante – ha sottolineato – L’occasione è la commemorazione per la strage di via D’Amelio, un modo per tenere alta la memoria e il ricordo, per riflettere sul patrimonio che Paolo Borsellino ci ha lasciato, un’eredità inestimabile che non vogliamo disperdere». Ma quello di oggi, è anche il momento della testimonianza, «della vicinanza alla magistratura palermitana della compattezza dello Stato nella lotta alla mafia. Rispetto alla quale non dobbiamo ma recedere di un passo. Anzi, dobbiamo aumentare la nostra efficacia con strumenti sempre più penetranti».
Al termine della riunione, durata una ventina di minuti e a cui hanno preso parte una nutrita rappresentanza palermitana (tra questi anche il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi) il pool di magistrati ha fatto tappa al museo Falcone e Borsellino, il cosiddetto bunkerino. E, alle 18, ha partecipato alla messa in scena della piece Fra le sue mani di Roberto Greco e Valeria Siragusa. «Abbiamo vissuto questo appuntamento con grande entusiasmo – ha aggiunto Minisci – Devo ringraziare a nome di tutti la Giunta esecutiva centrale che ha messo grande impegno per l’organizzazione di queste due giornate e per l‘eterogeneità degli eventi in programma. L’obiettivo – ha ribadito ancora una volta – è dare una testimonianza di compattezza dello Stato nella lotta alla mafia, di una mafia che ormai ha cambiato veste, non è più stragista ma è più pervasiva con capacità di inquinamento del tessuto economico».
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