Via Crociferi, mostra fantasma nella chiesa di S. Francesco Chiusa da giugno «momentaneamente per disinfestazione»

Vivere nella preistoria. Le case, il cibo, le cose. È questo il titolo della mostra inaugurata lo scorso 23 marzo nella chiesa di San Francesco Borgia, in via Crociferi a Catania e che sarebbe dovuta rimanere visitabile fino al 30 settembre. Organizzata dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania è chiusa dal 22 giugno. In un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’ente etneo «si comunica che da giorno 23 giugno la chiesa San Francesco Borgia sarà momentaneamente chiusa al pubblico per un intervento straordinario di disinfestazione». All’esterno della struttura che affaccia sulla strada più scenografica del barocco della città dell’Elefante, non ci sono più nemmeno le bandiere della Sovrintendenza e della Regione Sicilia.

Protagonisti dell’esposizione, che da due mesi ha chiuso i battenti, sono i reperti venuti alla luce durante i recenti scavi nell’entroterra etneo, da Paternò fino agli Iblei, ma anche oggetti provenienti da scavi più antichi. Parti di grandi contenitori o vasi di terracotta per conservare grano, carne o verdure, pietre di lavorazione e oggetti provenienti da necropoli risalenti al periodo che va dal neolitico fino all’età del bronzo. «Testimonianze del passato che solitamente restano chiuse nei magazzini – lamentano a MeridioNews  alcuni addetti ai lavori – perché a Catania non esiste un museo dedicato alla preistoria». Intanto, molti turisti che passano da via Crociferi, si trovano a fare i conti con il portone della chiesa barocca sempre serrato.

E nel profilo Facebook di Laura Maniscalco, organizzatrice della mostra, lo scorso 11 agosto è stato pubblicato il post: «Domani la chiesa San Francesco Borgia in via Crociferi sarà aperta nuovamente per un giorno dalle 9.00 alle 19.00. Sarà quindi possibile rivedere – continua l’annuncio – almeno per un giorno la mostra Vivere nella Preistoria». Sul sito della Regione Siciliana, nella pagina dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana dedicata alla Soprintendenza etnea in primo piano è ancora pubblicizzato l’evento descritto come un’«esposizione di una semplificazione di materiali provenienti dai diversi siti archeologici». 

Fra i dettagli della scheda della mostra, oltre all’ingresso gratuito, è anche specificato l’arco temporale (fino al 30 settembre) e gli orari di apertura (da martedì a sabato dalle 9 alle 19, la domenica e il lunedì dalle 9 alle 13). Nessuna comunicazione in merito alla chiusura. Viene precisato che la mostra è «lo sviluppo della anteprima già presentata nel mese di dicembre» e che è stata realizzata «dalla unità operativa archeologica della Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Catania con la collaborazione dell’Università di Catania». Negli uffici dell’ente a tutela del patrimonio culturale e ambientale i telefoni risultano sempre fuori posto (centralino e anche numeri di uffici interni) mentre dall’Università etnea rispondono di non sapere nulla in merito alla chiusura anticipata della mostra. Dall’assessorato comunale ai Beni culturali, che comunque non ha nessuna competenza in merito, dichiarano di non avere ricevuto nessuna informazione sulla prematura fine dell’esposizione. «Spesso i cittadini, o i turisti, si rivolgono a noi per avere delucidazioni su situazioni di questo tipo e così – dichiara l’assessora Barbara Mirabella – abbiamo deciso di creare un tavolo permanente per mettere in rete tutte le realtà competenti». E così per coloro che sono interessati alle scoperte archeologiche non resta che fare affidamento all’audioguida rintracciabile su internet.

Marta Silvestre

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