Via Francesco Crispi è stata riaperta al traffico nel tratto compreso tra via Archimede e via D’Amico. Ne dà notizia una nota ufficiale del Comune di Catania che, visto il parere della protezione civile, comunica la fine dell’interdizione al transito dei veicoli che era stata disposta dopo l’esplosione della palazzina al civico 111. Adesso, tra le due strade indicate, auto e scooter potranno procedere alla velocità massima di dieci chilometri orari. Ma è istituito il divieto di fermata e non potranno accedere i veicoli di peso superiore alle 3,5 tonnellate.
All’altezza del civico 99 di via Crispi, inoltre, è stato installato un dosso rallentatore di velocità. A presidiare la zona saranno diverse pattuglie dei vigili urbani, sul posto per assicurare che il traffico scorra fluido e che vengano osservate le disposizioni della polizia municipale. La strada era stata chiusa dopo che, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, una fuga di gas proveniente da una bombola aveva devastato l’edificio di tre piani e quelli vicini.
Per la deflagrazione sono indagate due persone: Arturo Russello, il 60enne dal cui appartamento sarebbe partito lo scoppio, e la persona che gli avrebbe venduto la bombola di gas. Quella notte sotto le macerie è morta Angela Strano, un’anziana signora di 85 anni che viveva al secondo piano. In gravissime condizioni all’ospedale Garibaldi si trova invece Rosaria Nicosia, 69enne che viveva nel palazzo accanto e che i sanitari hanno messo in coma farmacologico. Migliorano continuamente, invece, le condizioni della piccola Malika, che il mese prossimo compirà un anno di vita: dal reparto di Rianimazione pediatrica del nosocomio di Nesima i medici si dicono ottimisti per la sua ripresa.
È sempre difficile, infine, la condizione in cui vivono i cittadini sfollati a seguito della tragedia. Diversi immobili sono stati dichiarati inagibili e gli ex residenti non possono tornare nelle loro case. Sono così ospitati nei bed and breakfast messi a disposizione dall’amministrazione comunale, ma le disposizioni a proposito degli alloggi temporanei vengono rinnovate di settimana in settimana. Una precarietà che si aggiunge allo stato di ansia e agli attacchi di panico con cui chi quel sabato notte era nella zona deve fare i conti da quasi un mese.
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