Aumenta la confusione all’Ars. A quanto si apprende, la Commissione Bilancio e Finanze del Parlamento siciliano starebbe per esaminare e approvare un disegno di legge sull’esercizio provvisorio che si configurerebbe con una mezza finanziaria con tagli veri e soldi finti. Una parte di questi soldi diventerebbe vera solo se Sala d’Ercole approverà, prima dell’esercizio provvisorio, il mutuo da 2 miliardi di euro.
Insomma, davanti a una Regione con un buco conclamato di cassa di oltre 5 miliardi di euro, con un buco di competenza di oltre 2 miliardi di euro, il Governo regionale di Rosario Crocetta non trova di meglio che indebitare di altri 2 miliardi di euro i siciliani per approvare un un esercizio provvisorio per i 4 mesi del prossimo anno, ben sapendo che, a maggio, non ci saranno i soldi per pagare intere categorie sociali.
Di fatto, con questo esercizio provvisorio viene sancita la pesantissima crisi finanziaria della Regione. Il tutto con un inusuale disegno di legge di esercizio provvisorio di almeno tredici articoli: quindi una mezza finanziaria omnibus in totale contraddizione con le prescrizioni del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che, per coerenza con quanto ha stabilito ad inizio di questa legislatura, dovrebbe stralciare l’obbrobbrio legislativo che sta prendendo forma in queste ore.
Il clima politico e parlamentare, lo ribadiamo, è confuso. Si parla di disegni di legge approvati dalla Giunta regionale riunita stasera per garantire per quattro o cinque mesi lo stipendio ai circa 3 mila ex Pip di Palermo e la proroga dei contratti ai precari che operano nei Comuni in dissesto o pre-dissesto finanziario.
Quest’ultima è una norma strana, perché la legge nazionale stabilisce l’esatto contrario: e cioè che i Comuni in dissesto o pre-dissesto non possono rinnovare i contratti al personale precario. Sala d’Ercole, di fatto, va in deroga a una legge nazionale, sembra d’accordo con Roma.
Non è chiaro, ancora se questi disegni di legge avranno vita propria o se verranno infilati dentro il disegno di legge sull’esercizio provvisorio che, come già accennato, è diventato un polpettone omnibus.
Tutta questa vicenda resta confusa. La sensazione è che il Governo e l’Ars stiano provando a sedare possibili moti di piazza, perché, di fatto, Roma ha tagliato alla Sicilia tutti i fondi possibili e inimmaginabili. E ha tagliato anche i fondi ai Comuni.
Non si capisce, insomma, come questi ultimi – cioè i Comuni siciliani – dovrebbero rinnovare i contratti a circa 24 mila precari se Governo e Ars si accingono a tagliare agli stessi Comuni 200 milioni di euro da uno stanziamento iniziale di 350 milioni di euro. Una presa in giro a norma di legge per gettare fumo negli occhi di migliaia di lavoratori precari.
La sensazione è quella di trovarsi davanti a un Governo e a un’Assemblea regionale che si prendono altri quattro mesi di tempo non si capisce per fare che cosa. Anzi, si capisce benissimo: per indebitare di altri 2 miliardi di euro le famiglie e le imprese siciliane, prese ancora una volta in giro dal presidente Crocetta e dal Parlamento siciliano, che appena sei mesi fa si erano impegnati a ridurre le aliquote Irpef e Irap. Invece le aliquote Irpef e Irap rimarranno ai massimi livelli per pagare le rate di un ennesimo mutuo da 2 miliardi di euro (un altro mutuo da quasi un miliardo di euro la Regione l’ha contratto appena sei mesi fa!) che servirà, forse, ad assicurare un altro anno di vita a una Regione siciliana sempre più boccheggiante.
Ormai anche per pagare un Bilancio che in buona parte assicurerà, sì e no, i pagamenti per i primi quattro mesi del prossimo anno ci si deve indebitare di altri 2 miliardi, a fronte di un già citato buco di cassa di oltre 5 miliardi di euro! Continuando a negare un fatto che è ormai nelle cose: il licenziamento in massa di migliaia di dipendenti, dai precari degli enti locali ai precari più o meno riconducibili alla Regione, fino ai i dipendenti di enti e società regionali, dall’Esa ai Consorzi di bonifica, dall’Istituto della vite e dell’olio all’Istituto Zootecnico.
Di fatto, la Regione siciliana è ormai un Titanic con la fiancata perforata dall’iceberg del Governo Renzi, che si accinge a prelevare dal Bilancio regionale 2015 un miliardo e 112 milioni di euro. Nessuno lo vuole ammettere, ma la verità è questa: Governo e Ars stanno indebitando di altri 2 miliardi di euro famiglie e imprese della Sicilia per pagare un miliardo e 112 milioni di euro a Roma. Cioè a un Governo nazionale che ha tolto alla Sicilia 915 milioni di euro nel 2013, un miliardo e 350 milioni di euro dal Bilancio 2014 e un miliardo e 200 milioni di fondi Pac destinati alla Sicilia.
Tutti soldi che pagheranno, con aumenti spaventosi di tasse e imposte, famiglie e imprese della Sicilia. Che non sanno di essere diventate il bancomat privilegiato del Governo Renzi.
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