A distanza di poco più di 24 ore il Partito democratico siciliano sembra aver cambiato opinione sul futuro del governo regionale. «Oggi non ci sono ragioni per interrompere la legislatura», aveva detto venerdì pomeriggio il segretario Fausto Raciti. Ma nelle ultime ore la valutazione sarebbe cambiata. Ne hanno discusso i dirigenti del Pd ieri sera e stanno continuando a farlo oggi. A livello giudiziario non si è aggiunto nulla. Ma nella bufera che ha coinvolto il presidente Rosario Crocetta – dopo la pubblicazione dell’intercettazione con il suo medico personale Matteo Tutino che al telefono parlava della necessità di far fuori Lucia Borsellino come suo padre – sono arrivate le parole di Manfredi Borsellino, fratello di Lucia e figlio del giudice ucciso dalla mafia esattamente 23 anni fa.
«La lettera di dimissioni di mia sorella – ha detto ieri il secondo dei figli di Paolo Borsellino davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella – accolta da un silenzio sordo delle istituzioni regionali, dice già tutto, indipendentemente dalle indiscrezioni giornalistiche. Non credevo che la figlia con cui mio padre viveva in simbiosi, con cui dialogava anche solo con lo sguardo, dopo 23 anni dalla morte del padre, dovesse vivere un calvario simile, nella stessa terra che ha elevato mio padre suo malgrado a eroe». Parole definitive, un macigno sulla credibilità dell’attuale governo regionale. Di fronte alle quali i vertici del Pd siciliano sono stati richiamati a rivedere le proprie valutazioni sul futuro della legislatura.
Si starebbe quindi delineando una road map verso la fine anticipata del governo Crocetta. A discuterne sono stati in queste ore il segretario Raciti, il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, il neo assessore alla Sanità Baldo Gucciardi, designato vicepresidente, e il sottosegretario Davide Faraone. Crocetta rimane nella sua casa di Castel di Tusa. Ma il Pd intende condividere con lui la decisione, quindi è previsto un ritorno a Palermo del presidente nelle prossime ore. Anche se Crocetta in mattinata alza le barricate: «Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti. Mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana», dice riferendosi al Pd. E aggiunge: «Qualcuno ha voluto mettere a segno un golpe, volevano determinare le mie dimissioni o il mio suicidio. E trovo assurdo che organi istituzionali abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche con la Procura».
In ogni caso martedì è già stata convocata una seduta dell’Assemblea regionale siciliana, di fronte alla quale Crocetta dovrà riferire le sue, più o meno spontanee, decisioni.
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