Verba volant, capocciate manent?

Io sono abituato a guardare l’uomo come un complesso, un misto di comportamento, aspetto, intelligenza, passioni, amori, odi, forza e debolezza. Zizou è un campione, lo è stato, e l’ho amato per come giocava e l’ho odiato perché non ha mai giocato dalla “mia parte”. Come giocatore appartiene a quel ristrettissimo Olimpo dei calciatori dalla immensa classe associata ad una fisicità consistente (Olimpo che restringerei a lui e a Marco Van Basten, tra quelli che ho visto giocare). Giocatori capaci di incantare nelle loro movenze, e di entusiasmare folle di tifosi di tutte le squadre per le loro immense gesta tecniche (il gol di Zizou nella finale di Champions che ha giocato con il Real e quello di Van Basten in nazionale nella finale dell’europeo 1988).
Ho però detto che io guardo l’uomo nel suo complesso, e questo vuol dire anche che ogni azione umana è dettata da una serie di eventi che da questa complessità sono determinati. L’uomo è dotato di ragione e quando fa una cosa è consapevole di farlo, e ne ha responsabilità, salvo dimostrate incapacità di intendere e di volere. Zidane, è inutile negarlo, ha fatto una grossa cazzata. La cazzata non lo ridimensiona come calciatore, ma ci restituisce l’umana dimensione del personaggio, dotato di debolezze che non ne intaccano la classe, ma fondamentalmente ci dicono che dopotutto Zizou non è un extraterrestre. Zizou ieri in televisione ha spiegato la situazione, ed è emerso che non c’era nessuna parola razzistica e nessuna tendenziosa accusa di terrorismo internazionale da parte di Materazzi, solo una regolare “provocazione familiare” come migliaia di volte se ne sono sentite dire calciatori di classe e dilettanti in tutti i campi di calcio, non ultimi gli arbitri. Lui è semplicemente uscito di brocca, è inutile che si tenti di giustificarlo, perché se al posto suo ci fosse stato il pupone Totti, staremmo tutti a piantare i chiodi sulla croce a cui lo avremmo appeso. Due anni fa il danese Paulsen ha provocato dall’inizio alla fine il capitano della Roma, e il suo pessimo gesto di reazione l’hanno dovuto scovare delle personalizzatissime telecamere danesi, non è stato così plateale, neanche Paulsen se ne era accorto; la partita era del girone di qualificazione e la cara Danimarca si è poi macchiata di comportamento ancora più antisportivo, combinando una bella frittata con i cugini scandinavi , ottenendo sul campo giusto giusto il risultato utile per passare entrambi il turno. E Totti fu chiamato mister Unfairplay, è stato detto il solito italianaccio, il solito romanaccio. Tutto sempre per denigrare quanto di buono il nostro paese, talvolta, riesce a produrre. Se l’infanzia di Zizou dovesse giustificare i suoi comportamenti, la sua riuscita di adulto dovrebbe mettere a tacere le parole non concilianti di una madre delirante, che voleva sul piatto i testicoli di quel Materazzi che una mamma l’ha persa a 7 anni. Zidane è un grande campione, ma ha sbagliato, perché dobbiamo per forza giustificarlo? Ha sbagliato come il giornalista che ha intervistato Calderoni, perché gente come il senatore leghista non dovrebbe avere spazi giornalistici, ha sbagliato come Totti che ha sputato a Paulsen, come i dirigenti del calcio che hanno condizionato i passati campionati.
La verità a cui tutti rinunciamo è quella dell’assunzione di responsabilità. È sempre colpa degli altri, nessuno ha fatto niente per volontà propria, siamo tutti intelligenti però ingenui…
Ma per favore! Questo è inaccettabile. Se Zizou avesse avuto la stessa classe dimostrata in campo anche nella vita, avrebbe riso alle provocazioni del Marcantonio italiano, non sarebbe partito come un toro furioso e irrazionale a punire il reato di lesa maternità. Il problema del calcio, e non è solo un problema italiano, è che si deve recuperare il valore umano e ludico della competizione sportiva, e questo valore deve essere trasmesso dai campionati giovanili alle partite di champions, dalla terza fascia alla serie A. allora ben vengano le punizioni, quelle giuste senza amnistie, e tolgano il pallone d’oro a Zizou, e puniscano Juve, Fiorentina, Lazio, Milan, secondo quanto è previsto dalla normativa sportiva, si vieti l’iscrizione ai campionati alle squadre che non ne hanno i requisiti economici, e non si regalino dilazioni, impossibili ai comuni mortali, per il pagamento di tasse evase. Queste cose lasciamole fare, senza riserve, alla giustizia sportiva e ordinaria, augurandoci che applichi quelle sanzioni che ha abbondantemente previsto, senza che si inventino improbabili “Guantanamo calcistiche” giusto per saziare una sete di vendetta, che nello sport non dovrebbe esserci. Se riuscissimo a scaricare tutte queste tensioni estranee, io ritengo che lo sport ce lo godremmo tutti di più. Come in effetti ce lo siamo goduti guardando le partite della nostra nazionale operaia, lo sforzo agonistico di quei giocatori che per una volta hanno smesso di pensare al taglio dei loro capelli, e si sono concentrati sulla loro passione, e proprio per questo hanno vinto. E se dobbiamo ricominciare a vedere le nostre squadre dalle serie minori, con calciatori giovani e promettenti al posto di quelli affermati e stanchi, facciamolo senza acrimonia, ricordandoci che il Milan in 10 anni è passato dalla serie B a tutta una serie di trionfi internazionali (questi indiscutibili, e sfido chiunque a discuterli!), e la gioia in quei casi è ancora più grande, e che spesso dalla sofferenza nascono le esperienze migliori. E Zidane? Zidane è vecchio come calciatore forse, ma come uomo è ancora immaturo, alla fine è poco più che mio coetaneo, e forse è ora che impari che certe volte chiedere scusa è meglio di milioni di giustificazioni, che essere uomini significa anche essere superiori alle parole che ti possono ferire, che spesso un tunnel ben riuscito (e lui era in grado di farlo) è una punizione superiore a qualsiasi gesto violento, perché alla fine io non ricorderò il Materazzi che cade colpito dalla sua capocciata, ma quello che vola alto sulle spalle di tutti, quello che per una volta nella vita ha preferito le parole ai fatti per quanto riguarda il suo lato oscuro, e i fatti alle parole per quanto riguarda il gesto tecnico, con buon pace degli invidiosi e infantili cugini transalpini. Per una volta prendiamoci le nostre glorie senza sentirci in colpa, e condanniamo la bassezza di chi per pregiudizio ci vede sempre dalla parte del torto.

Gianni Raniolo

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