Vecchia Dogana, prevista la chiusura della discoteca Martello: «L’interesse pubblico dev’essere garantito»

«Mi sto impegnando in questi giorni per verificare gli atti, ma posso dire sin da subito che l’attività principale della Vecchia dogana non deve essere la discoteca». A parlare a MeridioNews è l’ammiraglio Nunzio Martello, nuovo commissario dell’Autorità portuale di Catania, che mette il piede sull’acceleratore dei processi che porteranno alla chiusura delle attività musicali all’interno dell’edificio una volta destinato alle procedure doganali dello scalo etneo. «Vorrei terminare l’attività sin da subito – continua l’ufficiale – la struttura è un punto nevralgico per la città di Catania, per questo penso che debba essere valorizzata al meglio. Con l’aiuto di tutti, anche del concessionario dell’edificio. L‘interesse pubblico deve essere e resterà il fine primario dell’attività». 

Le parole del commissario confermano quanto dichiarato alla stampa dalle associazioni Catania bene comune, comitato No pua, comitato Porto del sole, e I Siciliani. Che la settimana scorsa hanno incontrato Martello per parlare del futuro del porto etneo, a partire dalla situazione della società Vecchia dogana spa. «Tra gli obiettivi previsti dall’accordo con il demanio pubblico – scrivono le associazioni – vi era «la creazione di un salone del gusto che, oltre a riqualificare l’edificio, valorizzasse i prodotti alimentari siciliani». 

Ma non solo. Negli accordi, la gestione affidata al privato avrebbe dovuto migliorare «l’accoglienza dei turisti che sbarcano dalle navi, fornendo un incremento dell’offerta turistica e la creazione di nuovi posti di lavoro». Il progetto del salone del gusto, continuano i comitati, è «iniziato male ed è finito peggio. Dopo la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, la Vecchia dogana spa ha dato in affitto gran parte dei locali a una società che li ha adibiti a discoteca». Il riferimento è a Ecs Dogana club, gestita dal 30 ottobre 2015 da Rosario Coniglione, imprenditore del settore già noto per essere, assieme al fratello, titolare della discoteca Stone. Su quest’ultimo locale non risultano aperte indagini ma, secondo un’intercettazione registrata dagli inquirenti, sarebbe nelle disponibilità di Andrea Nizza, latitante esponente di spicco del clan Santapaola. Direttore artistico è invece Alessandro Scardilli, volto noto delle serate musicali catanesi: gestore dell’Ecs Vela, storico pr del Ma e organizzatore anche all’Ikebana e al Marabù.

A essere messa in discussione dalla società civile è insomma la destinazione d’uso dell’immobile che i partecipanti all’incontro definiscono «conflittuale con gli interessi collettivi e con gli obiettivi per cui sono arrivati i fondi pubblici». A gravare  – concludono le associazioni – sarebbe infine «il mancato pagamento per un periodo del modesto canone d’affitto di 13mila euro annui» che la spa deve allo Stato. Sulla questione era intervenuto in passato anche il vecchio commissario dell’Autorità Cosimo Indaco che si diceva contrario all’iniziativa: «Noi non abbiamo dato permessi. A mio avviso intanto le attività non dovrebbero svolgersi».

Nel pomeriggio arriva anche la replica di Mario Paoluzi, amministratore unico della struttura: «Siamo perfettamente in linea con quanto dichiarato dal commissario dell’Autorità portuale. La Vecchia Dogana non può essere solo una discoteca, e non lo è, come dimostra fra gli altri la presenza di Città del Gusto del Gambero Rosso, ma un luogo che deve tornare a vivere nell’interesse della città evitando così di trasformarsi in una cattedrale nel deserto di cui certamente Catania non ha bisogno». Il comunicato inviato alla stampa prosegue con un impegno, che si basa sulla presentazione del progetto di rilancio della struttura: «La sensibilità del sindaco Enzo Bianco che vuole restituire a tutti un pezzo significativo di Catania ci entusiasma – conclude Paoluzi – Siamo pronti a sposare idee vincenti anche da chi oggi ci critica».

Mattia S. Gangi

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