Sono perlopiù donne, hanno più di 27 anni e oltre la metà di loro proviene dalla provincia di Catania. È questo l’identikit dei laureati – triennali e magistrali – dell’Università etnea, un profilo stilato da Almalaurea sulla base di 5.809 questionari compilati sui 7.527 che hanno raggiunto l’ambito traguardo nel 2012. Si tratta di studenti non più giovanissimi – solo l’otto per cento ha meno di 23 anni – più vecchi di quasi un anno rispetto ai colleghi del resto del Paese. Sono figli di genitori diplomati, impiegati oppure operai.
Il percorso scolastico obbligatorio per la maggior parte dei neo-dottori è cominciato con un diploma di liceo scientifico (39,7 per cento) con voti abbastanza alti, una media di 85 centesimi. Oltre sette studenti su dieci hanno deciso di immatricolarsi subito dopo il termine della scuola superiore o dopo un solo anno sabbatico. Voglia di migliorare la propria istruzione, ma con un occhio agli sbocchi lavorativi: la scelta di una determinata area di studi per l’esatta metà degli intervistati (il 50,9 per cento) è dipesa sia da fattori culturali che professionalizzanti. E i voti? La media dichiarata è di oltre 26, per un punteggio di laurea che si aggira attorno al 104. Il titolo di secchione va agli aspiranti medici, con sfilze di 28 nei libretti e pergamene dal valore di 110,8. Più modesti gli iscritti di Farmacia che hanno ottenuto esiti che si aggirano sul 24 e voti finali che non superano mediamente il 97. Cinque mesi e mezzo il tempo per scrivere la tesi: dai dieci per una in Architettura a poco meno di cinque per Economia e Ingegneria.
Ma le note dolenti vengono quando si analizza il dato sulla durata media dei percorsi di studi. Come suggerisce l’età media dei neo-laureati, il percorso universitario si chiude con un ritardo di oltre due anni. I laureati dei vecchi corsi 3+2 hanno mediamente 29 anni, i magistrali oltre 26. In generale, il rapporto tra durata legale del corso e ritardo è più alto per Scienze della formazione e – non a sorpresa – per Giurisprudenza. Hanno impiegato meno tempo, restando tra le aule un solo anno in più, gli studenti di Medicina. Anche l’internazionalizzazione dei percorsi degli studenti non è sufficiente. Il 91,2 per cento dei laureati del 2012 non ha mai messo piede fuori dai confini nazionali per un’esperienza di studio. Meno del quattro per cento ha usufruito di progetti comunitari, Erasmus su tutti. Chi ha potuto – il tre per cento – ha viaggiato per iniziativa personale. Nella conoscenza della lingua, il 72 per cento ha dichiarato una buona conoscenza dell’inglese orale (il 65 anche scritto). Va meglio con le abilità informatiche, internet, elaborazione di testi e fogli elettronici su tutte. Ovviamente quelle più specifiche (realizzazione di siti web, programmazione, progettazione) riguardano aree dove fanno parte integrante degli studi.
Altro argomento spinoso è quello legato alla domanda «cosa accadrà dopo?». Quasi il 40 per cento dei dottori catanesi ha manifestato l’intenzione di proseguire il proprio percorso iscrivendosi alla specialistica. Poco più del sette per cento ha scelto la via della scuola di specializzazione o del master, il tre per cento quella del dottorato. Quasi il 32 per cento, però, ha deciso di terminare all’anno accademico 2011-2012 la carriera universitaria. Questo aspetto è collegato a come viene giudicato l’ateneo. Se oltre la metà rifarebbe la stessa scelta, optando nuovamente per il medesimo corso, il 21 per cento cambierebbe università. Solo poco meno del quattro per cento, col senno di poi, rinuncerebbe a conseguire una laurea.
L’ultimo dato esaminato da Almalaurea riguarda le prospettive di lavoro che vedono al primo posto la speranza di un impiego a tempo indeterminato, possibilmente full-time e nella stessa provincia di Catania. Ma c’è sempre la disponibilità a spostarsi, anche fuori dal vecchio continente. L’azienda (pubblica o privata) non importa al 54,6 per cento degli intervistati, ma l’otto per cento spera nella realizzazione di progetti personali.
[Foto di caffesargenti]
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