Serve fare presto, in ogni caso. Per questo, nella prima, torrida, estate da sindaco di Catania, Salvo Pogliese non ha ostacolato l’accavallarsi dei fascicoli sui tavoli di un’amministrazione cui non è concesso nemmeno il rodaggio. L’emergenza dissesto finanziario, ma anche i problemi del quotidiano, non devono distogliere l’attenzione dai piani a lungo termine, a partire dall’urbanistica. Il primo cittadino lo ha confermato ancora una volta durante l’insediamento del nuovo Consiglio comunale: «Saremo chiamati ad importanti decisioni, come ad esempio il nuovo Piano regolatore della città». Dunque, il riassetto e lo sviluppo del territorio tra le priorità, così come l’intento di non rinviare ulteriormente le scelte politiche in materia. Tanto che Pogliese ha tenuto per sé l’Urbanistica e, fin dalla campagna elettorale, ha assegnato un posto in prima fila nel suo entourage all’esperto Paolo La Greca, docente di Urbanistica e pianificazione all’università etnea. Il professore sembra quasi un assessore aggiunto, sedendo, ad esempio, assieme agli otto membri della giunta nella foto di gruppo del ritiro spirituale di inizio agosto sull’Etna.
Tocca così a lui declinare il primo approccio dell’amministrazione Pogliese in tale campo minato. A partire dalla variante Cibali, il dossier cui l’ex giunta di Enzo Bianco aveva impresso una netta accelerazione. Prima era stata approvata la proposta di variante con annesso masterplan, che ridisegna quanto invece previsto dal Prg Piccinato del 1969 per i 17,4 ettari di terreno non edificati tra le vie Sabato Martelli Castaldi, dei Piccioni e Nazario Sauro, nel cuore del quartiere Cibali: un asse attrezzato e un polo di uffici pubblici. L’amministrazione Bianco sposò invece l’idea avanzata dal Consorzio centro direzionale Cibali, creato negli anni Ottanta dagli imprenditori Gaetano Graci, Carmelo Costanzo e Francesco Finocchiaro per acquistare i terreni e realizzare un affare miliardario con strade, parcheggi, uffici e abitazioni. Oggi, dopo la fine dei cavalieri del lavoro e il passaggio del Consorzio a Sicilcassa poi finita in liquidazione, è Bankitalia, attraverso un collegio di esperti, a fare da regista alle operazioni. Come per lo studio di fattibilità firmato dallo studio Tem di Roma per dare un volto moderno alle aspirazioni edilizie su Cibali.
Il masterplan prevede l’edificazione su 165mila metri cubi di spazi: cuore del progetto «tre torri» alte fino a 12 piani, e poi parcheggi, strade e altri palazzi: non solo zone commerciali, alberghi, strutture congressuali, ma anche vari spazi da destinare al social housing. Ovvero case per studenti, giovani coppie, famiglie e individui indigenti, ma in un quadro diverso anche architettonicamente rispetto alla vecchia edilizia economica popolare. Mancava solo il passaggio in Consiglio, visto che anche la conferenza dei servizi riunitasi lo scorso autunno in Comune approvò l’iniziativa giudicandola «in conformità allo strumento urbanistico generale vigente». Poi la palude dei lavori consiliari, le elezioni, e il testimone che passa alla nuova giunta.
«In linea di principio sono favorevole al progetto – risponde Paolo La Greca a MeridioNews – il social housing risulterebbe certamente più appetibile rispetto agli orientamenti del passato, anche in relazione alle caratteristiche di quel quartiere». Ma, come ribadisce l’esperto, si è ancora a una fase più che embrionale degli orientamenti. «Stiamo innanzitutto riprendendo le fila delle procedure per il Prg, la precedente amministrazione si era concentrata più su un’idea metropolitana di pianificazione e privilegiando alcune varianti, come anche quella del centro storico, che possono avere una loro realizzazione – aggiunge – sebbene per noi resti prioritario elaborare un documento quadro del Prg fatto di direttive generali che avranno una stesura partecipata».
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