Il 14 agosto in Procura. E di corsa, per giunta. Giuseppe Arnone è un avvocato e politico agrigentino, oltre che un 55enne arrabbiato. Non le manda a dire nemmeno al telefono. «Avvocato, ma è Ferragosto…», cominciamo. «Sto andando in Procura a depositare la richiesta di sequestro urgente dell’area adibita a parcheggio abusivo», risponde. Sono le 13.40 di un giorno di ferie d’agosto ma, nonostante ciò, l’avvocato Arnone, già candidato a sindaco nella città dei templi, non si ferma. La vicenda riguarda un posteggio abusivo di cinquemila metri quadrati inaugurato lo scorso 20 luglio ad Agrigento, proprio sotto i più importanti monumenti della città, e mai sigillato dalle autorità competenti. Nonostante un comunicato stampa di ieri, firmato dal sindaco Lillo Firetto, ne annunciasse la chiusura.
«È assurdo che ancora non si provveda – continua il legale che, per l’occasione, si è anche vestito da sceriffo – la denuncia è stata presentata lo scorso 21 luglio, e ancora niente». Arnone, agendo anche per vie di fatto, aveva divelto la segnaletica del parcheggio privato tanto ampio da poter ospitare circa 500 auto, con la conseguenza che l’altra area di sosta, quella pubblica, resterebbe pressoché deserta. Ma niente: dopo qualche ora ricompaiano i cartelli del parking fuorilegge, mentre né l’Ente Parco, né il Comune di Agrigento o la Procura, forse per difficoltà nel coordinarsi, riescono ad intervenire concretamente.
Così, l’avvocato-sceriffo rincara la dose: «Ho fatto un cazziatone meraviglioso alla Procura, stamattina: ho fatto anche un video che, prossimamente, pubblicherò online. Ho detto loro di togliere la foto di Falcone e Borsellino e mettere quella di Pulcinella». «Ma chi glielo fa fare? A Ferragosto, poi…». «L’amore per questa Terra – risponde – Ho rischiato più volte di essere ammazzato dalla mafia, perché non posso permettere che i morti di mafia si rivoltino nella tomba».
Ormai da anni Peppe Arnone ha scelto di rinunciare alla propria serenità per scontrarsi con chiunque intralci il percorso di quella che, a suo avviso, è la via della legalità. I suoi modi fuori dagli schemi lo hanno messo sulla bocca di tutti, ma lui insiste: «Sono uno che ha messo in conto di essere ammazzato già 25 anni fa. Ho fatto sciogliere il consiglio comunale, sono stato nel mirino di chi intavolava frequenti riunioni nelle quali decidere se uccidermi o no. Evidentemente finora hanno ritenuto che, da morto, sarei più pericoloso». Intanto c’è da chiedersi cosa recepisce l’assopita opinione pubblica agrigentina dell’azione dell’avvocato Arnone. «La gente pensa bene, i sondaggi mi danno in crescita – conclude il sempreverde candidato a sindaco – Adesso entro di corsa in Procura, ci sentiamo dopo».
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