V. Emanuele, una nuova aggressione al pronto soccorso Minacce a dottoressa: «Buttana, domani ti svegli morta»

Un nuovo episodio di violenza, ancora nei locali del Pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele. Anche questa volta la vittima è una dottoressa, aggredita ieri sera intorno alle 22.30 da un paziente infuriato a causa dei ritardi per l’esecuzione di una radiografia. La rottura di un macchinario radiografico all’interno del reparto d’urgenza ha infatti allungato i tempi per i pazienti, che dal Pronto soccorso devono essere trasportati in barella in Radiologia. Creando spesso situazioni di tensione che il personale sanitario deve fronteggiare suo malgrado. 

«I pazienti erano esasperati dai ritardi dell’ambulanza – spiega a MeridioNews la professionista aggredita – uno in particolare sui trentanni era lì con un codice verde, ma c’erano altre venti persone prima di lui. Che stavano molto peggio visto che, nell’attesa, il ragazzo si è andato a prendere un panino e si è fumato una sigaretta». 

Nonostante la situazione non dipendesse dai medici e dagli infermieri, il trentenne avrebbe iniziato ad andare in escandescenza, pretendendo di essere trasportato prima degli altri. «In pochi minuti si è creato un caos – continua la dottoressa – abbiamo dovuto chiamare i tre vigilantes che sono subito arrivati e hanno dovuto difendermi fisicamente dalle pressioni del paziente e della sua famiglia. La moglie mi ha apertamente minacciato di morte – continua –  mi diceva “buttana, domani mattina ti ammazzo, ti svegli morta” e la sorella mi ha spinto più volte contro il muro». Osservando la situazione gli infermieri «terrorizzati» hanno chiamato la polizia per evitare il peggio ma i responsabili non sono stati denunciati alle autorità. 

Solo pochi giorni fa, nella stessa struttura sanitaria, la madre di una paziente si era scagliata contro un’altra dottoressa, di turno in orario notturno, pretendendo una modifica illegittima nel certificato che la professionista le aveva appena consegnato. In quel caso però, nonostante le urla e i rumori, la vigilanza non era intervenuta e si è dovuto attendere l’arrivo degli agenti di polizia per riportare la situazione alla normalità. 

In seguito agli avvenimenti la dottoressa Elisabetta Lombardo, del sindacato medico Anaao Assomed, aveva denunciato le condizioni di pericolo in cui si trovano i dipendenti del presidio di via Plebiscito: «Da noi vige la legge della violenza, gli utenti arrivano, pretendono e sono aggressivi con gli operatori, abbiamo bisogno di un poliziotto che sia fisso lì e non delle volanti che arrivano quando siamo belli stecchiti». Una soluzione, quella proposta dalla sindacalista, oggi inattuabile a causa della diminuzione del personale di polizia nei commissariati di quartiere – dai quali dipendono gli ospedali – e dall’affidamento dei servizi di sicurezza alle ditte private specializzate.

Mattia S. Gangi

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