Uwe ‘espugna’ la Loggia dei Catalani «Vero atto vandalico è dimenticare la storia»

«Ufficialmente io non sono qui, sono lo straniero che alimenta i miti della città. Uwe sarà una fiaba senza tempo per i bambini del centro storico». Alla due giorni dalla sua nuova opera en plein air sullla grande parete della Loggia dei Catalani, Uwe Jäntsch, non si rassegna alla condizione disastrosa nella quale versa la città. La sua idea è quella di combattere il degrado con l’arte, che sensibilizza il popolo. O almeno ci riesce con i palermitani. 

L’artista austriaco ormai palermitano d’adozione si stabilisce nell’inagibile palazzo Ramacca nel 1999, dove resta pochi mesi e in quello stesso anno Uwe fa il suo primo intervento, le 19 stanze della Loggia dei Catalani. Nel 2007 piazza Garraffello rivive, dopo decenni, sulle pagine di cultura con provocatorio ‘Si vende‘, scritto in ross sulla fontana. L’idea, seppur volta alla sensibilizzazione, seppur priva di cattive intenzioni, è indigesta a parecchi cittadini e alla soprintendenza. Il gesto è bollato come atto vandalico ai danni del patrimonio artistico e storico di Palermo. 

«Il danno è nella testa degli ignoranti – spiega a Meridionews -. Ho usato la vernice perché conosco i materiali e conosco il marmo. So bene che la vernice non entra in profondità. Nel 2007 ho pulito personalmente la fontana con il solvente. Tutti ci scrivevano sopra restando impuniti ed era abbandonata a se stessa. Grazie a quell’intervento di venti secondi adesso tutta l’Italia sa che la fontana esiste e dove si trova, nessuno può più spostarla. Anzi, hanno messo la video sorveglianza. Come le ‘balate’ della piazza e delle strade intorno, come le statue e le decorazioni di palazzo Ramacca – aggiunge -, la fontana rischiava di finire nella villa privata di qualcuno con la scusa della tutela dal crollo della Loggia dei Catalani. La fontana è l’unica cosa originale che è rimasta, deve stare qua».

Uwe è convinto che gli interventi di riqualificazione effettuati nel centro storico e, in particolare prima del suo arrivo, al mandamento Castellammare, siano serviti a «bruciare i ‘finanziamenti’ arrivati dai cittadini e a diffondere bugie». Il riferimento, tra l’altro, è alla fontana del Garraffo. «Era l’enorme e bellissimo centro di vita del mercato della Vucciria. Ora la vedo chiusa da quel recinto, sola e perduta. E la sento piangere. La grande ignoranza di tutti ha permesso che molti monumenti venissero spostati, rubati e venduti ai privati. Questo succede perché i beni sono dimenticati anche dal Comune e la gente non li conosce. Dove sono le decorazioni di palazzo Ramacca, il busto di palazzo Mazzarino Merlo o la pigna originale della fontana del Garraffello?».

L’ultima tela di Uwe è stata l’ultima parete bianca della Loggia dei Catalani, quella Cattedrale di nessuno e di tutti che sta svanendo nel nulla delle macerie. «Hanno messo la Loggia in sicurezza per i prossimi venti anni e per una cifra altissima presa dalle vostre tasse – racconta Uwe mentre intorno a lui i residenti ascoltano e annuiscono – Ieri sono venuti i vigili e dipendenti comunali a fermarmi perché il palazzo è a rischio. Ma allora a cosa sono serviti i 375mila euro spesi meno di un anno fa?».

Venerdì l’artista ha dipinto La bellezza della bugia – 1943 per opporsi alle «bugie ormai cristallizzate in realtà», che vengono raccontate a cittadini e turisti. «Nei libri e negli articoli di giornale c’è scritto che il palazzo è sfondato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma non è così. Fotografie degli anni Ottanta dimostrano che la Loggia era integra». Il crollo del 2014 ha reso ancora più visibile Suite 25, l’installazione con la quale l’artista ha denunciato il degrado dell’area, occupando lo spazio degradato con dei fiori. «L’aquila con la svastica? Brutta e provocatoria, come il fatto che lasciano crollare la storia di Palermo». 

Gli abitanti dei vicoli, le persone che in Vucciria hanno mosso i primi passi e pronunciato le prime parole, hanno accolto lo straniero con affetto e simpatia. La voce è stata restituita loro grazie all’austriaco che dipinge fiori sui muri. E di questo sembrano essere grati. «Siamo contenti delle feste notturne, ogni giorno gente di tutti i tipi fa amicizia e il centro vive di nuovo» dicono. Questa è la ricchezza di Palermo anche secondo Uwe Jäntsch, che distribuiva informazioni ai turisti dal suo Bancomat, installazione che ha presidiato la piazza per un mese e mezzo. «Qui poliziotti e criminali parlano delle loro famiglie insieme, ridono e scherzano tra loro – dice -. Il tesoro segreto di Palermo è nei sorrisi della gente che trova il modo di chiacchierare, sempre e con chiunque». 

Ispirata a tale sentimento è l’installazione Banca Nazion (2007). «Il direttore della Banca Nazionale del Lavoro ha smesso la vecchia scritta per il restyling della sede di via Roma e mi ha regalato l’insegna». Uwe ha assicurato la vecchia insegna sul prospetto di Palazzo Mazzarino Merlo per suggellare la rinascita economica dell’area. «Si dice che palazzo Ramacca fosse la sede della prima banca di Palermo, la Banca Pisani. Ora palazzo Mazzarino Merlo è la prima banca della motivazione e della rinascita, qui si fanno prestiti di felicità e di tempo di qualità. Si è sparsa la voce di questi prestiti e la gente è tornata al Garraffello, che oggi non è più in bancarotta».

Lancia, infine, un appello affinché finiscano «i cantieri interminabili e gli interventi approssimativi che necessitano di essere rivisti dopo meno di un paio d’anni. Ancora riqualificazione fognaria? Così se crollano i palazzi crollano sulle fognature nuove, che però vanno sempre a finire a mare? Spero almeno che tornino le balate originali, non vogliamo più balate taroccate, alte cinque centimetri. Il vero vandalismo è deturpare la storia». 

Eugenia Nicolosi

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