Ursino buskers, la versione di Gammazita «Festival possibile solo grazie ai volontari»

«Ursino buskers è stato possibile solo grazie ai volontari che si sono spesi per giorni gratis, agli artisti che hanno aderito senza cachet e superando le divisioni e le antipatie che ci sono anche nel mondo dell’arte, e grazie ai gruppi che ci hanno aiutato: Arci, Lomax, Mangiacarte e CTzen». Dovrebbero essere le parole di Daniele Cavallaro di Gammazita, associazione che ha organizzato il festival di arti di strada e circensi dello scorso fine settimana, a porre fine alla polemica che si è sviluppata nei giorni scorsi tra il cantautore Mario Venuti e l’assessore alla Cultura etneo Orazio Licandro. Oggetto del contendere è l’appoggio comunale al festival, che si è concluso con 20mila presenze in tre giorni: la chiusura al traffico della zona del Castello Ursino, l’uso gratuito di parte dello stesso monumento e il dispiegamento di vigili urbani per l’occasione. Troppo poco, secondo Venuti. Uno sforzo che dimostra come l’amministrazione abbia «fortemente voluto» il festival, nelle parole di Licandro.

«La vicenda con l’amministrazione è nota a tutti perché pubblica», spiega Cavallaro. L’organizzazione del festival è partita intorno alla metà di giugno. Il 31 agosto – a poche settimane dall’evento – CTzen pubblicava l’appello di Gammazita al sindaco Enzo Bianco, affinché si impegnasse a sostenere l’evento concretamente. «Forse all’inizio Ursino buskers è stato sottovalutato – continua il coordinatore dei volontari – Poi, negli ultimi giorni, con il lavoro dei tecnici comunali e dei vigili, la collaborazione è stata avviata. E li ringraziamo davvero per lo sforzo, dovuto alla mancanza di una programmazione precedente, ma crediamo che volere fortemente un’iniziativa sia ben altra cosa».

La dimostrazione, secondo i volontari, è stata proprio l’organizzazione collettiva del festival. «Pensiamo sia stato utile anche per l’amministrazione vedere questo circuito virtuoso e invitiamo l’assessore Licandro a incontrare noi e tutte associazioni del quartiere per confrontarci», continua Cavallaro. Perché Gammazita non significa solo Ursino buskers: «Abbiamo sempre laboratori, come quelli di giocoleria e percussioni – racconta – Adesso, con l’inverno, non sarà più possibile stare in piazzetta, eppure il Comune ha tanti spazi lasciati al degrado. Non solo per noi, ma per tutte le associazioni che ora non hanno una sede, come Lomax e Mangiacarte che hanno chiuso».

Un aiuto concreto che supererebbe la mancanza di liquidità dell’amministrazione. Altro punto su cui i volontari hanno una proposta: «Ci piacerebbe che il bilancio dell’assessorato alla Cultura fosse pubblico e partecipato da tutte le possibili energie da mettere in moto. Quello che manca oggi al Comune è proprio la capacità di aggregare realtà per fare cultura». E sulla proposta di Licandro di organizzare un evento al mese in piazza Federico di Svevia, Gammazita risponde: «Servono azioni strutturate e non ripetitive. La nostra attività principale non è animare piazze, ma l’attività sociale con i bambini e i ragazzi del quartiere. Prima di pensare se aprire o chiudere la zona al traffico, servono azioni sociali e risorse». In poche parole: «Ci interessa costruire, ma sulla base di un dialogo».

[Foto di Ursino Buskers]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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