Il “salasso” potrebbe essere scongiurato. Entro il prossimo 30 settembre le matricole palermitane dovranno presentare la certificazione Isee, pena una vera e propria stangata. Perché chi, al momento dell’iscrizione, non fosse in grado di presentare il documento verrebbe inserito d’ufficio nella classe contributiva più alta. Un’eventualità che potrebbe mettere in crisi i bilanci di parecchie famiglie, ma che ora dovrebbe essere evitata sul filo di lana. Perché il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, si sarebbe impegnato a cercare di spostare in avanti quella data.
«Il rettore Lagalla, che abbiamo contattato – afferma il capogruppo del M5S all’Assemblea regionale siciliana, Giorgio Ciaccio – si è dimostrato molto disponibile, tant’è che ha assicurato che verificherà la situazione, impegnandosi a correre incontro alle esigenze delle famiglie. Molti studenti sono rimasti spiazzati nell’apprendere che per avere il certificato Isee avrebbero dovuto aspettare anche dieci giorni». Un tempo «lunghissimo», soprattutto perché molti di loro hanno conosciuto il risultato dei testi preliminari appena qualche giorno fa.
Così al gruppo parlamentare pentastellato di Palazzo dei Normanni è arrivata una valanga di segnalazioni da parte di studenti pronti, spiegano i grillini, a «rinunciare alla carriera accademica», in caso di iscrizione tardiva, perché «impossibilitati a sostenere una spesa, che probabilmente avrebbe mandato in tilt i conti della famiglia». «È vero che il bando sollecitava espressamente gli studenti a provvedere per tempo al reperimento dell’Isee – aggiunge Ciaccio -, ma non si può non tenere conto dell’inesperienza di questi giovani che rischiano di prendere la prima sonora batosta dalla vita al primissimo appuntamento con la burocrazia».
L’impegno assunto dal rettore dovrebbe aver scongiurato il pericolo. «Ringraziamo tantissimo il magnifico rettore – dice il parlamentare pentastellato – e sollecitiamo chi di dovere ad adoperarsi per perseguire pratiche incentivanti allo studio. Spesso abbiamo invece la sensazione che si voglia procedere in senso diametralmente opposto». Ciaccio, infatti, punta il dito sulle rate, che sono solo due e «non di più, spalmate nell’intero anno accademico» e su «questa frenetica corsa all’incasso. Metà, fine ottobre, sarebbe stata una scadenza più accettabile e non penso che avrebbe mandato in bancarotta l’ateneo» conclude.
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