Università, tasse in città raddoppiate in dieci anni Udu: «Taglio fondi è una scusa, eliminare sprechi»

A Palermo le tasse a carico degli studenti sono raddoppiate in dieci anni. Il dato è emerso dal report dell’Unione degli Universitari (Udu) intitolato Dieci anni sulle nostre spalle, che elenca i dati relativi agli anni compresi dal 2005 al 2015 su base nazionale. Dall’inchiesta emerge che anche se la media del capoluogo regionale è comunque più bassa rispetto a quella di Messina nell’anno accademico 2015-2016, si parla di 822 euro a studente contro i 1168 della città dello Stretto. Palermo si piazza comunque al primo posto in termini di percentuale di incremento in tutto il periodo compreso nello studio. Il dato supera il 105 per cento se si considera che si parte da una spesa media nel 2005-2006 di 400,98 euro a studente con una variazione assoluta di 421, 27 euro. 

Secondo il coordinatore dell’Udu di Palermo, Fabrizio Lo Verso «le tasse sono raddoppiate anche perché sono diminuiti i fondi nazionali. Riducendosi i finanziamenti l’ateneo ha pensato di aumentare le tasse degli studenti che in realtà dovrebbero essere una contribuzione – continua – non è con i soldi degli studenti che si devono assicurare i servizi essenziali». E poi aggiunge: «Secondo noi a fronte di una diminuzione dei fondi occorre mettere in atto una revisione della spesa. Provando così a razionalizzare le risorse si potrebbero eliminare gli sprechi». 

Ma non sono solo i costi dell’iscrizione a preoccupare l’associazione studentesca. «La differenza tra noi e gli altri studenti del Nord – continua Lo Verso –  è che, conti alla mano, lo studente palermitano avrà un costo dell’istruzione universitaria maggiore rispetto a chiunque altro perché da noi non c’è una legge di diritto allo studio regionale che ci supporta. Quindi lo studente che non è in no tax area ad oggi dovrà pagarsi oltre all’iscrizione all’universitaria anche i trasporti, l’alloggio se fuori sede, i libri. Quindi questo problema del costo dell’Università può essere risolto se Università e Regione fanno qualcosa per avvicinarsi a un sistema che possa dare a tutti la possibilità di accedere all’istruzione universitaria». 

Stefania Brusca

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