Si avvicina sempre più la data per lelezione del nuovo rettore dellAteneo di Catania e si scalda latmosfera. Al centro dei dubbi l’imparzialità professata dal rettore uscente Antonino Recca che a quanto pare non è rispettata. A lamentarlo è Giacomo Pignataro, uno dei quattro candidati alla guida dellUniversità etnea, con una lettera indirizzata al decano dellUniversità, Mario Marino. Il professore di Economia esprime disappunto per il messaggio arrivato a tutta la comunità accademica da parte del prof. Recca con cui invita ogni membro ad andare in rettorato per firmare per le candidature a rettore. Infatti, tutti gli aspiranti alla carica di magnifico devono ottenere il sostegno di minimo 50 colleghi per poter ufficializzare la candidatura. «Questa occasione sta sempre più prendendo forma di una sorta di primarie per la prossima elezione – scrive il rettore uscente – e questo è molto positivo perché contribuisce a svelenire il clima delle prossime settimane rendendo il meccanismo molto trasparente».
Un parallelo assolutamente contestato da Pignataro, perché le primarie, si sa, sono a voto segreto, come è contestato il meccanismo che sta alla base, definito «un patologico tracimare di procedure della competizione politica nella fisiologica dinamica della scelta elettorale del prossimo rettore della nostra Università». Perché il rettore dovrebbe controllare chi firma e a favore di chi? Può il governatore in carica dellUniversità utilizzare la mailing list dAteneo per tali comunicazioni? È quello che si chiede il professore Pignataro che dunque invita il decano Marino, per la sua funzione, alla verifica di uso illegittimo della mailing list interna, «che rischia di turbare il normale andamento della competizione elettorale universitaria». Giacomo Pignataro sottolinea, poi, la diversità tra le elezioni politiche a cui appartengono le primarie e le elezioni a scrutinio segreto per il rettorato di un ateneo. «Sono tuttaltra cosa scrive – e nessuno può tentarne di preconfezionare lesito».
Una vicenda da non sottovalutare secondo uno dei quattro candidati che dunque invita gli altri aspiranti rettori «con i quali abbiamo finora condiviso un sereno confronto elettorale, a pronunciarsi pubblicamente su questa vicenda, che è qualcosa di ben più grave di una bizzarria, e costituisce un vulnus al decoro della nostra Istituzione universitaria».
E un coro di voci contro Antonino Recca si è sollevato dai componenti del Cuda, il Coordinamento unico dAteneo a seguito dellarrivo dellemail firmata «Toni». Contestano la proposta di Recca di indicare pubblicamente il proprio candidato facendo dellironia sulla trasparenza dellazione indicata dal Rettore. «Si chiama, di fatto, votazione per acclamazione, un meccanismo che innesca un circolo talmente vizioso da indurne labolizione, da parte di Giovanni Paolo II, ai fini dellelezione del papa», scrivono.
E la loro analisi non si ferma alloggi, perché, dicono, «con questa chiamata, si vuole innescare un ulteriore meccanismo, che scatterà dopo la raccolta delle firme, che è quello di scoraggiare, e di influenzare, lelettorato al voto. Si vuol dire a coloro che non votano per il prescelto di evitare di andare a votare, tanto la partita è persa; per gli indecisi invece si offre la salvezza, si accende uno spiraglio di luce, il faro guida, che li porterà a compiere la scelta giusta, quella di tanti», concludono.
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