Alto, sulla trentina con pochi capelli e uno zaino in spalla. Un ragazzo gira tra i bagni della mensa universitaria Santi Romano con fare sospetto e tra gli studenti scatta subito l’allarme per un possibile maniaco all’università di Palermo. «Avviso a tutta la popolazione studentesca – si legge dalla pagina dell’associazione Vivere Ateneo – è stata avvistata una persona che, tramite le zone comunicanti che ci sono tra un bagno e l’altro, cercava di filmare le ragazze. Chiunque abbia visto qualcosa, è tenuto a rivolgersi alle autorità competenti». Sotto l’avviso spuntano i primi commenti e le testimonianze. Una studentessa di formazione primaria racconta di avere visto il ragazzo lunedì, intorno alle 13,15, appoggiato al muro del corridoio esterno che collega il bagno degli uomini a quello delle donne, intento a smanettare col cellulare.
«Pensavo aspettasse una fidanzata, un’amica – spiega la studentessa a MeridioNews – ma uscita dal bagno non c’erano più ragazze dentro e lui era ancora lì, poggiato al muro. Non aspettava nessuno ma poteva essere lì per qualsiasi altro motivo, al momento non gli ho dato molto peso. Poi due colleghe a lezione hanno raccontato l’accaduto e ho collegato. Non mi sono soffermata a guardare, ricordo solo che fosse pelato e avesse uno zaino». Un’altra ragazza afferma di averci persino parlato, in inglese, dopo averlo scambiato per uno studente straniero che, confuso, si era infilato per sbaglio nel bagno delle donne.
«Era nel corridoio – ricorda Giulia – Uscite dal bagno, io e una collega, vediamo questo ragazzo entrare dove ci sono i water, precisamente nella seconda porta. E penso “ah guarda, non sapeva dove fossero i bagni maschili e ha aspettato che uscissimo noi per entrare”, allora gli dico che i bagni degli uomini sono accanto e lui mi guarda mezzo sconvolto. Ho subito pensato fosse un Erasmus che non aveva capito nulla di ciò che gli avevo detto». Giulia gli ripete la frase in inglese. «Non mi risponde ma si avvicina, bloccato – racconta la studentessa – quasi controvoglia. Gli indico l’omino del bagno maschile sempre parlandogli in inglese. E mi risponde Thank you. Sorrido e vado via. Non ricordo molto di questo tizio, purtroppo non vedendoci malizia me lo ricordo appena. L’unica cosa che mi torna in mente è che fosse alto, circa un metro e ottanta. Magro, con pochi capelli. Aveva massimo trent’anni».
Alle 13,30 entra in bagno un’altra studentessa. Aperta la prima porta, si accorge di un movimento nel muretto che separa il suo bagno da quello adiacente: qualcuno ritrae un telefono forse poggiato lì in precedenza. «Non ho minimamente pensato che quella mano potesse essere di un uomo – la ragazza che racconta preferisce rimanere anonima – i bagni erano tutti occupati e c’era un continuo entra ed esci di ragazze. Pensavo che qualcuna avesse poggiato il cellulare lì perché non c’è dove poggiarlo all’interno del bagno. Capita spesso anche a me di non sapere dove posare le cose».
Un’azione strana: la ragazza per farlo doveva essere molto alta, o sarebbe dovuta salire sul water. «Io non l’ho visto poggiato sul muro – precisa l’universitaria – ho visto il movimento di una mano che tirava indietro questo telefono. Stranita, mi sono fermata un attimo e prima di procedere con i miei bisogni, mi sono messa in punta di piedi per vedere se ci fosse ancora il cellulare, poi sono andata in bagno senza più guardare lì su. Una volta appresa la notizia ho ricollegato tutto e mi sono sentita male».
Poi le segnalazioni ai rappresentanti d’ateneo e il post d’avviso su Facebook. «Ci hanno contattato una decina di ragazze, tramite amici, passa parola, lamentandosi – dice Adelaide Carista, rappresentante del consiglio di amministrazione Ersu – di sicuro non ci è arrivato nulla perché comunque le ragazze non avevano in mano nessuna foto. Ma più persone contemporaneamente ci hanno detto la stessa cosa, individuando un comportamento ambiguo nel ragazzo».
«L’unica cosa che abbiamo potuto fare venuti a conoscenza della situazione – continua la rappresentante – è stato informare la sicurezza all’interno dell’università. Ho saputo in seguito che sono stati gli stessi dipendenti della mensa a cacciare questa persona, penso loro sappiano chi sia e staranno più attenti». Della situazione è stato messo al corrente anche il rettore dell’ateneo, Fabrizio Micari, durante la riunione di martedì in Senato Accademico.
Questo non è però l’unico episodio negativo che coinvolge la sicurezza nell’ateneo: nella notte tra il 27 e il 28 settembre, alcuni ladri avevano derubato le aulette degli studenti all’edificio 15. «La proposta che abbiamo fatto al rettore, già una settimana fa, – afferma Riccardo Giuliano, consigliere degli studenti per la scuola delle scienze umane e del patrimonio culturale – è quella di migliorare le condizioni di vigilanza interne all’ateneo. Ci sono stati dei tagli per cui la notte i vigilantes sono pochi, anche le stesse telecamere non riescono a coprire tutto, alcune funzionano e altre no».
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