Con l’approssimarsi dei test di accesso per le università, inizia la stagione delle classifiche sulla qualità degli atenei pubblici e privati. Graduatorie che nascono con l’obiettivo di aiutare le aspiranti matricole a orientarsi nella scelta accademica, ma che spesso diventano terreno di scontro tra quanti sostengono la supremazia dei numeri tout court e chi chiede l’analisi del contesto. Soprattutto se in ballo c’è l’assegnazione delle quote del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), distribuite in percentuali che premiano anche la performance delle singole università, la qualità della ricerca, l’apertura a livello internazionale. Una delle classifiche più attese è quella de Il sole 24 ore e non vede gli atenei siciliani ottenere dei piazzamenti lusinghieri.
A livello generale – incrociando i dati forniti da ministero dell’Istruzione e Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca – guidano la graduatoria Verona, Trento e Politecnico di Milano. La prima delle isolane è Messina, che ottiene la quarantesima posizione su 61, perdendo un solo posto in classifica rispetto al 2014. Molto peggio fanno Palermo (55, che però risale di cinque gradini) e Catania (56, contro il 51 del 2014). Per quanto riguarda la didattica, è sempre l’ateneo peloritano a guidare le tre siciliane con il 46esimo; segue il capoluogo al 48esimo. La città etnea, terzultima, precede solo Napoli Pathenope e Catanzaro. Unict migliora il piazzamento solo nella categoria riservata alla ricerca, ottenendo il 47esimo posto. Più in alto resta Messina, al 37esimo. Palermo è al 54esimo. Non va meglio sul piano degli atenei privati. Sulle 15 realtà italiane prese in esame, la Kore di Enna è all’ultimo posto, peggiorando il risultato ottenuto l’anno scorso. Terzultima per la ricerca, penultima per la didattica.
Messina – Analizzando i risultati ottenuti dai singoli atenei, il punto di forza di Messina è la sostenibilità, parametro utilizzato dagli esperti del quotidiano economico per indicare il «numero medio di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti per corso di studio». Buona la capacità di attrarre fondi esterni per i progetti di ricerca. Nella media, se rapportato al territorio, il 46esimo posto ottenuto per la «percentuale di studenti occupati (definizione Istat) a un anno dal titolo». Va peggio per il capitolo dedicato ai «giudizi ottenuti dai prodotti di ricerca nella valutazione Anvur».
Palermo – Sul fronte occidentale, Palermo ottiene un buon punteggio per i crediti ottenuti all’estero, indice di una buona mobilità degli studenti. Un elemento che rispetto ad altre zone penalizza Unipa (ma anche Catania) è la percentuale di immatricolati fuori regione sul totale degli immatricolati. Scarsa anche la quota di idonei che hanno ricevuto la borsa di studio. Due i dati non disponibili per la valutazione dell’ateneo: giudizio dei laureandi sui corsi di studio e numero di occupati un anno dopo la laurea.
Catania – L’ateneo più antico della Sicilia ottiene un buon punteggio solo nel numero medio di docenti di ruolo. Per il resto ottiene voti mediocri per efficacia – ossia la «media pro capite dei crediti formativi ottenuti in un anno dagli iscritti attivi», dalla quale dipende l’alto numero di ripetenti e fuori corso -, ricerca, mobilità. Scarso il giudizio dei laureandi, pessimi quelli relativi alla mobilità, ai giudizi dell’Anvur e all’attrattività.
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