Unioni civili, un dibattito per informare Il regolamento giovedì al voto del Consiglio

Dopo le consultazioni delle commissioni, giovedì 13 marzo alle ore 14 il Consiglio comunale voterà l’istituzione a Catania del registro per le unioni civili. Un regolamento fortemente voluto dal sindaco Enzo Bianco, già adottato a Palermo e Taormina, ma anche a Bagheria, Niscemi e Pozzallo, e che alle falde dell’Etna ha provocato un profondo dibattito. Sei in tutto gli articoli che riconoscono «una stabile convivenza tra due persone maggiorenni non legate da vincoli matrimoniali, ma da vincoli affettivi o di motivi di reciproca assistenza materiale e morale, senza discriminazione di sesso, etnia o convincimenti religiosi». Ma la proposta ha scatenato una serie di botta e risposta isolati – per lo più nelle aule di consigli di municipalità e in conferenze stampa – senza un reale confronto. Per permettere un dialogo tra le varie posizioni, l’associazione Cittàinsieme e CTzen hanno organizzato un incontro venerdì 14, alle 17.30, nei locali della web tv dell’ateneo di Catania (in via Umberto 285/A). Parteciperanno Marco Consoli (vicesindaco e primo firmatario della mozione), Tommaso Auletta (ordinario di Diritto privato di Unict), un rappresentante del Laboratorio per la città nato in seno alla Diocesi etnea e Alessandro Motta (rappresentante del Comitato civico per i diritti civili e presidente di Arcigay Catania).

Per Motta «una coppia registrata potrebbe godere di eventuali contributi per l’affitto dell’alloggio ed entrare in graduatoria per le assegnazioni delle case popolari – spiega in una lettera diffusa sui social network – I/le partner potrebbero, in caso di ricovero, ricevere notizie sulla condizione di salute del compagno o della compagna», riassume. Niente a che vedere con l’accesso all’eredità o all’adozione. E, soprattutto, «per quanto apparentemente ovvio, l’istituzione del registro delle unioni civili non modificherebbe in alcun modo i diritti acquisiti dalle coppie sposate». Di diverso parere il Laboratorio diocesano, che parla di un «atto piuttosto ambiguo nella formulazione e nella definizione dell’ambito di applicazione», in contrasto con gli articoli della Costituzione in materia di diritti inviolabili, famiglia e riconoscimento dei figli e dello Statuto comunale. E, infine, «non di competenza del Consiglio comunale in ordine alla definizione delle unioni di fatto ed al loro riconoscimento».

Due visioni della questione profondamente diverse, che hanno visto inserirsi anche la polemica politica, con la spaccatura della maggioranza. Daniele Bottino, capogruppo de Il Megafono, ha chiesto ai colleghi di mettere da parte l’indirizzo dell’area di appartenenza e di dare «un parere secondo coscienza». A sostenere la sua posizione i pastori della comunità evangelica etnea. Il Partito democratico, dal canto suo, sostiene la mozione del primo cittadino Enzo Bianco: «Crediamo che debba esserci da parte di tutti un atteggiamento di buon senso, di disponibilità e, soprattutto, la consapevolezza che stiamo parlando i diritti alle persone che in questo momento sono negati – ha affermato ieri il segretario Enzo Napoli – Sarebbe anacronistico e sbagliato che Catania, città moderna, civile, aperta ed europea non si dotasse di questo strumento».

Una questione tutt’altro che risolta, dunque, che potrebbe rappresentare per la giunta Bianco il primo vero banco di prova della tenuta della sua maggioranza eterogenea. Ma che potrebbe soprattutto servire alla città per interrogarsi profondamente sui diritti civili. Un tema che non riguarda solo la comunità omosessuale, ma – come ha precisato Enza Venezia di Sel – interessa anche larghe fette della cittadinanza catanese.

[Foto da Wikipedia]

Redazione

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