Unione Europea, buona notte euro…

di Economicus

Che succede nell’euro-zona? Attacco speculativo, ci dicono i giornali economici. I “mercati”, aggiungono tanti autorevoli commentatori, non credono nell’Italia. E, naturalmente, nemmeno nella Spana e nella Grecia. E, forse, nemmeno nell’Unione Europea. Insomma: troppo scetticismo da parte di chi governa nel nome della domanda e dell’offerta. Basta questa spiegazione?

L’economista John Kenneth Galbraith (foto a sinistra tratta da britannica.com), nella sua lunga vita, ha provato a dimostrare – con decine di libri, peraltro molto lucidi e lungimiranti – che il libero mercato non è mai esistito. E che i fautori del libero mercato, in realtà, erano – e sono – degli imbroglioncelli che utilizzavano (e utilizzano) questa favola per costruirsi posizioni di monopolio. E più erano monopolisti, più celebravano il liberismo e l’economia di mercato.

La precisazione ci serve per affermare che non c’è alcun libero mercato, oggi, che mette in discussione la vita di alcuni Paesi dell’Unione Europea e, forse, dell’euro. Non è la “mano invisibile” che, oggi, rischia di mandare al tracollo Grecia, Spagna e Italia. In questo articolo cercheremo di dimostrare che dietro la crisi finanziaria che investe il mondo ormai dal 2008 c’è, in realtà, un preciso progetto geopolitico.

Intanto il periodo. Non è strano che i grandi cataclismi si verifichino quasi sempre tra metà luglio e agosto? No. Ciò avviene perché questo è il momento in cui l’attenzione è bassa. Nel luglio del 1992, è noto, cominciò l’attacco alla Lira. Nell’agosto del 2007 il mondo ha conosciuto i subprime. Nel luglio del 2008 abbiamo detto addio alla Lehman Brothers. E sempre tra luglio e agosto del 2007 e del 2008 la Federal Reserve ha impedito il crollo dei mercati finanziari mondiali.

L’estate, insomma, è l’ideale per chi vuole sferrare attacchi monetari e finanziari. Si possono contrastare questi attacchi? Sì, se c’è la volontà politica. C’è la volontà politica, in Europa, per contrastare questi attacchi? Sì e no. Anzi, più no che sì.

I fatti sono lì a dimostrarlo. Il Mes è stato pensato per il sostegno dei debiti sovrani europei. Il 28 giugno scorso la Bce è stata associata al Meccanismo per aumentare le capacità di difesa contro gli attacchi speculativi. Il Presidente del Consiglio del nostro Paese, Mario Monti, appariva vittorioso e gongolante. Poi, però, qualcosa non ha funzionato. Cosa?

Il Parlamento tedesco ha ratificato il Meccanismo. Ma alcuni parlamentari di questo Paese hanno inoltrato ricorso. Così il Presidente della Repubblica tedesca non ha potuto firmare. Bisognerà aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca. Se ne riparlerà in autunno,alla caduta delle foglie. Quando – forse – insieme con le foglie, sarà caduto anche qualche Paese. Perché, intanto, la situazione precipita.

Molti osservatori accusano la Germania di insensibilità. E anche di usare due pesi e due misure. Ricordano, ad esempio, che ai cittadini greci, nel 2011, non venne data la possibilità di pronunciarsi, con un referendum, sui terribili sacrifici che gli venivano imposti. Mentre per la Germania, la sola ipotesi che il Meccanismo potesse introdurre nuove tasse per il popolo tedesco, ha bloccato tutto.

Tutto questo è vero. Ma non spiega i fatti. In tanti danno la colpa della crisi alla Germania della Merkel. E, per certi versi, hanno ragione. Per certi versi, però, e non per tutti i versi. Ciò che sfugge – o che si cerca di tenere nascosto alla popolazione, soprattutto in Italia – è che quello che stiamo vivendo è, in realtà, uno scenario di guerra.

Andrebbe detto a chiare lettere che l’euro non è nata come divisa europea della pace. Al contrario, è stata impostata e vissuta come una moneta che avrebbe dovuto soppiantare il dollaro negli scambi internazionali. Soprattutto per l’acquisto di petrolio e gas. Di fatto, l’Unione Europea ha provato o togliere una quota di benessere ad altre parti del mondo. Che hanno reagito. E continuano a reagire con vigore. Siamo noi europei la causa dei nostri mali. 

E’ un caso che l’euro sia entrato in vigore qualche mese dopo l’11 settembre del 2011? E’ una domanda inquietante. Però non possiamo negare che la crisi provocata dall’attentato alle due Torri gemelle abbia agevolato l’area euro nei primi due o tre anni. O dobbiamo negare l’euforia che si respirava tra il 2004 e il 2006, quando nella vecchia Europa erano in tanti a pensare che l’euro avrebbe soppiantato il dollaro?

Il 2008 è stato, per l’Europa, un momento drammatico. Un brutto risveglio. La fine del sogno di un dominio monetario mondiale.

Non lo diciamo, facciamo finta di non accorgerci che, a partire dal 2011, è mutato anche il quadro geopolitico mediterraneo. Continuiamo a ignorare che oggi le monete, più che con le leggi dell’economia, si impongono con le armi.

Una prova? L’abbiamo sotto gli occhi. Gli americani, in men che non si dica, hanno ‘ridisegnato’ gli equilibri nel Medierraneo, cioè gli equilibri geopolitici di casa nostra. Tunisia, Egitto e anche la Libia. E tra poco saranno anche in Siria.

Con la Libia, poi, sono stati geniali. Hanno diviso l’Europa. E hanno ‘convinto’ l’Italia a partecipare a una guerra contro Gheddafi che, qualche mese prima, aveva concesso all’Eni – cioè al nostro Paese – la gestione di ampie risorse di idrocarburi. Abbiamo partecipato a una guerra contro i nostri interessi.

Pensiamo veramente che quello che è avvenuto nel Mediterraneo non abbia nulla che vedere con quello che sta avvenendo nell’euro-zona?

Tornando alla Germania, beh, forse è il caso di rivedere il giudizio negativo sulla Merkel. Che è meno burbera – e soprattutto meno ingenua – di quanto si pensi. Se l’obiettivo è l’euro, la Germania potrà fare poco. Allora perché indebolirsi per salvare altri Paesi destinati a soccombere?

Va detto ce tutte queste scelte di politica monetaria adottate dall’Unione Europea hanno visto il nostro Paese sempre silenzioso. Gl’italiani non sono mai stati messi nelle condizioni di dire la loro. Di fatto, siamo governati da un esecutivo e da altri organismi europei non democratici. Abbiamo ceduto quote di sovranità nazionale a organismi che hanno assunto decisioni – in molti casi sbagliate – senza il nostro assenso.  

Altra domanda – che è quella che ci interessa – che succederà in Italia? Il nostro Paese – come del resto la Spagna e la Grecia – è messo male. Dovrà trovare nei prossimi mesi circa 200 miliardi di euro sui mercati. Con lo spread sopra i 500 punti non sarà una passeggiata salutare. Tutt’altro.

Che succederà? Secondi alcuni osservatori, potrebbe intervenire la Bce con operazioni di quantitative easing, cioè con immissioni massicce di liquidità. Cosa che non è mai stata fatta. E che, con molta probabilità, non si farà.

Si potrebbe pensare al ritorno alle valute tradizionali: Lira, Peseta e Dracma. E’ un’ipotesi di cui si parla da oltre un anno. In questo caso il nemico sarebbe l’inflazione.

La terza ipotesi – che poi è la più probabile – è la scomposizione dell’euro a due o più velocità. Sarà interessante, a questo punto, vedere come i giornali ‘europeisti’ del nostro Paese presenteranno la cosa ai cittadini. La faranno passare come una vittoria della moneta europea che, comunque, ha resistito alla speculazione. Non sarà così, però.

In realtà, se ciò avverrà – e tutto lo lascia intendere – per gli italiani sarà una mezza tragedia. Nel giro di un giorno, chi ha liquidità, si ritroverà con i propri risparmi svalutati del 20, del 30, del 40 o anche del 50 per cento.

La verità è che per l’Italia – e in generale per l’Europa – l’euro è stato un pessimo affare. E’ ora che qualcuno lo cominci a gridare forte.

 

Redazione

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