Unict, studente vince ricorso al Tar: ammesso a Psicologia La soddisfazione dell’Udu: «Il numero chiuso è illegittimo»

Il Tar del Lazio ha condannato l’università di Catania ad ammettere gli aspiranti studenti del corso in Psicologia esclusi dai test di accesso. Il ricorso presentato da un giovane aspirante allievo, appoggiato dall’Unione degli universitari, è un passo importante per l’abolizione dell’accesso programmato all’ateneo catanese, tra i pochi in Italia a estenderlo a tutti i corsi di laurea. «Il numero chiuso costituisce una eccezione rispetto alle ordinarie modalità di accesso alle università e non può essere istituito al di fuori delle ipotesi espressamente previste dalla legge», scrivono i giudici romani nelle motivazioni della sentenza. «È una vittoria che attendevamo da tempo», afferma Giuseppe Campisi, coordinatore dell’Udu catanese. «Da quando tutti i corsi di laurea triennali e magistrali sono a numero chiuso, il nostro ateneo ha perso diverse migliaia di immatricolati, che preferiscono iscriversi in altri atenei in cui i corsi sono ancora ad accesso libero». 

Un sistema, quello dei test di ingresso, che «ha prodotto negli anni notevoli guadagni per le casse del nostro ateneo, ricordiamo che ogni prova d’accesso costa 40 euro, costringendo migliaia di studenti a tentare diverse prove d’accesso per paura di rimanere esclusi dal percorso universitario», sottolinea Campisi. Che chiede «dove stia il merito, se la tanto decantata meritocrazia abbia senso all’interno di un sistema d’accesso programmato che quest’anno ha visto accedere al corso di laurea in Giurisprudenza un candidato che ha conseguito il punteggio di -1. Ci sembra più un criterio adottato al solo scopo di fare cassa». 

Adesso l’università etnea sarà costretta – come già successo per gli aspiranti medici – ad ammettere in soprannumero gli studenti fuori graduatoria che hanno partecipato al test, oltre a pagare le spese processuali per un totale di 700 euro. Un ingresso che, però, avverrà a metà anno accademico, con lezioni ed esami del primo semestre già conclusi. 


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I giudici laziali hanno stabilito che l'accesso programmato «costituisce una eccezione rispetto alle ordinarie modalità di accesso alle università e non può essere istituito al di fuori delle ipotesi espressamente previste dalla legge». Una sentenza fondamentale per un ateneo, quello catanese, tra i pochi in Italia ad aver imposto i test per tutte le aree. «È una vittoria che attendevamo da tempo», affermano i rappresentanti dell'Unione degli universitari

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