Da quasi tre mesi non percepiscono stipendio, né conoscono la sorte del rinnovo di un contratto la cui gara di assegnazione è stata disegnata con nuovi criteri troppo stringenti per permettere loro di partecipare. Sono i 18 lavoratori della cooperativa Archimede che dal 2008 si occupano di assistenza alla didattica e reception in alcuni dipartimenti dell’università di Catania (Economia e sede etnea di Architettura) e della manutenzione del verde dell’Orto botanico, struttura anche questa gestita dall’ateneo. A lanciare l’allarme è Daniele Abate, presidente della cooperativa, che fa risalire a un preciso momento l’inizio dei problemi del rapporto con Unict: dal reintegro del direttore generale Lucio Maggio, avvenuto lo scorso novembre e bloccato lo scorso giovedì con il ritorno dell’ex Federico Portoghese.
«Ci hanno detto che tutti i contratti sono in revisione – spiega Abate – che dobbiamo aspettare. Da quando è tornato, Maggio ha riorganizzato i servizi affidandoli a un dirigente che non abbiamo mai visto». L’area di competenza è l’Appam (Area del provveditorato e del patrimonio mobiliare) gestita da Lucio Mannino. «Mai visto – assicura Daniele Abate – Ho cercato in tutti i modi di contattarlo, ma non riceve nessuno. Ho parlato con il direttore di dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, il professore Carmelo Monaco, che ci ha espresso la sua solidarietà. Ma non ha potere in questioni del genere». L’unica risposta che arriva dagli uffici di palazzo Centrale è che «stanno per redigere il rinnovo contrattuale trimestrale». Dopo? L’ignoto, anche perché alla nuova gara la cooperativa Archimede – che svolge questo servizio da sette anni – «non abbiamo potuto nemmeno partecipare, le clausole sono troppo restrittive». Eppure per l’ente non si tratta del primo rinnovo da fronteggiare.
«Diciotto lavoratori in un anno guadagnano nel complesso quanto il solo stipendio dei dirigenti Maggio o Portoghese»
«Da quando c’è stata la centralizzazione della gestione dei servizi sono iniziati i problemi, ma siamo riusciti ad andare avanti ugualmente», prosegue il presidente della coop. Il riferimento è al sistema pac (polo amministrativo-contabile) per il quale il successore nominato dopo il licenziamento di Maggio, Portoghese, aveva presentato al Consiglio d’amministrazione una riforma poi approvata, ma finora ferma nei cassetti del rettore Giacomo Pignataro. «Non ci sono stati mai ritardi, solo nel periodo di dicembre, ma era sostenibile». Adesso, però, il contratto di lavoro è scaduto il 31 dicembre e «i nostri dipendenti stanno lavorando per puro spirito di servizio».
Dall’ateneo è arrivata solo una vaga promessa di un rinnovo trimestrale. Per il momento, però, «abbiamo 18 lavoratori che non hanno alcun titolo per stare lì – sospira Abate – Ma non potevamo lasciare le aule senza assistenza, portinerie sguarnite e l’Orto botanico abbandonato». Nella struttura, 16mila metri quadri con importanti piante rare, lavorano quattro operai specializzati per la cura del verde. «Il credito che vantiamo a fine mese sarà di 90mila euro e questo mese non sappiamo a intestare la fattura. La situazione è molto pesante. Siamo sull’orlo del fallimento».
Perché, assieme agli stipendi, ci sono gli obblighi da rispettare. «Rischiamo di non poter pagare l’Inps entro il 15 febbraio e quindi non avremo il Durc (Documento unico di regolarità contributiva, ndr)». Assieme alla preoccupazione per la sorte dei suoi colleghi, il presidente della cooperativa Archimede fa un’amara constatazione. «Diciotto lavoratori in un anno guadagnano nel complesso quanto il solo stipendio dei dirigenti Maggio o Portoghese».
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