Unict, rettore saluta matricole e cita Gramsci Lunghe file in via Landolina per le iscrizioni

Vecchi difetti e nuovi costumi. L’università di Catania che in questi giorni apre le porte agli studenti per l’inizio dell’anno accademico ha il doppio volto del nuovo corso intrapreso dal rettore Giacomo Pignataro e delle croniche inefficienze, difficili da estirpare. Il primo è rappresentato dal messaggio di auguri che Pignataro ha inviato a tutte le matricole attraverso youtube e concluso con una citazione di Antonio Gramsci, intellettuale del secolo passato e fondatore del partito comunista: «Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza, agitatevi perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo, istruitevi e studiate perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza». Dall’altra parte, a ricordare agli studenti le inefficienze dell’ateneo catanese, ritornano puntualmente le lunghe attese agli uffici di via Landolina, da due anni sede di tutte le segreterie concentrate in un’unica struttura.

Per lanciare il messaggio, il rettore ha scelto la prima lezione in assoluto delle matricole del nuovo anno accademico, in questo caso del dipartimento di Economia e Impresa da cui lo stesso Pignataro proviene, tenutasi nell’aula magna di Palazzo Fortuna. Sei minuti sono stati registrati e diffusi attraverso i canali social dell’Università di Catania. «Dobbiamo orientare lo sviluppo verso la qualità della vita, non più verso la moltiplicazioni dei consumi», ha esortato il rettore. Un discorso alto, incentrato sull’importanza della conoscenza. «E’ vero, gli strumenti per conoscere sono a portata di un clic, ma badate che questo non è sufficiente – ha affermato il Magnifico – non è la quantità che vi rende competenti, occorre saper leggere le informazioni e la lente per farlo ve la fornisce la scuola e l’università, che prima di essere il luogo dove si trasmette il sapere, è un luogo dove, come dice papa Francesco, si formano coscienze critiche».

Prima di chiudere ha sottolineato la necessità di metterci «curiosità e passione». Ma anche «sacrificio, che – ha specificato – non richiede l’annullamento della nostra vita ma un impegno continuo e costante». Per concludere con l’esortazione di Gramsci, uno che in bocca ad un rettore a Catania nessuno aveva mai sentito.

Salvo Catalano

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