La riduzione del buono libro, la tassa per gli studenti irregolari, il voto di maturità come requisito di ammissione. Tutte misure che, complici gli effetti negativi della pandemia, l’Ateneo si è trovato ad applicare e, in alcuni casi, a valutare anche per il prossimo anno accademico. La situazione per gli studenti non sembra essere delle migliori e il clima tra i vertici Unict e i rappresentanti delle associazioni non è sereno. Proteste e manifestazioni, non ultima quella che mira al reinserimento dei test come modalità di accesso ai corsi accademici, l’hanno fatta da padrone. Al punto da arrivare a sollevare la questione anche in commissione Cultura all’Ars e il cui dibattito si è tenuto mercoledì alla presenza di tutti i principali protagonisti delle istituzioni universitarie. Al posto del rettore Francesco Priolo, assente per impegni istituzionali, il responsabile dell’area didattica Giuseppe Caruso. Dietro le proteste di chi concorre alle cariche accademiche, però, c’è l’ennesima richiesta di rinvio delle elezioni universitarie da maggio a ottobre e in commissione Cultura è stata votata la richiesta di risoluzione per una nuova convocazione.
Rettore Priolo, che aria tira a Unict?
«Ottima aria, assolutamente. Stiamo affrontando la pandemia con grande energia, tutti i corsi stanno andando avanti in modalità mista. Siamo in prima linea, insieme alla Regione, per permettere a seicento specializzandi del nostro ateneo di essere medici vaccinatori. Il nostro rammarico è per gli studenti che, in parte, perdono quel contatto diretto che è molto importante nella vita accademica di tutti i giorni. Anche per questo, tra i servizi avviati, abbiamo previsto il counseling psicologico come supporto agli studenti in difficoltà».
A questo proposito, gli studenti chiedono la riapertura delle aule studio pubbliche.
«Questa settimana stavamo per entrare in zona rossa, mi pare. Diciamo che al primo posto noi mettiamo la salute, portiamo avanti tutto ciò che è possibile compatibilmente con un’assoluta sicurezza. Quando le condizioni lo consentiranno riapriremo tutto. Siamo pronti dall’oggi al domani, non c’è dubbio. Ma tutto dipende dall’evolversi della pandemia e dalla rapidità della campagna vaccinale. E anche su questo l’università di Catania è in prima linea».
Passiamo all’argomento caldo di questi giorni: il voto di diploma come requisito di ammissione. Gli studenti hanno espresso il loro dissenso con più manifestazioni. Qual è la sua posizione?
«Ma guardi, bisogna vedere su cosa e perché danno battaglia. Una selezione nei corsi a numero programmato locale è necessaria per potere assicurare un servizio didattico di qualità, dotato di un numero sufficiente di aule e laboratori. Lo scorso anno, su 101 posti di studio solo 25 sono stati a numero programmato locale, gli altri erano aperti per cui bastava scegliere un altro corso. In questi 25 si è entrati quasi sempre con 60 su 100. Solo in cinque corsi è stato necessario un voto più alto, ma comunque non superiore a 75. Qualcuno dice che l’anno scorso ci sono state disfunzioni: non c’è stata alcuna disfunzione. All’inizio in qualche corso, come Biotecnologie, sono entrati solo i centisti e tutti hanno urlato allo scandalo. Ma il punto è che le preimmatricolazioni sono sprovviste di test e quindi gratuite e gli studenti si preimmatricolano in corsi diversi, per poi scegliere all’ultimo momento e liberare le altre graduatorie. Infatti, nel caso in questione, dopo lo scorrimento i corsi si sono svuotati».
Si può dire che preimmatricolazioni e scorrimenti fungono da correttivi a quanto lamentato dagli studenti? Quali sono i prossimi passi che intende intraprendere Unict?
«Stiamo varando una norma che permetterà a chi non ha avuto accesso al percorso accademico e abbia acquistato dei corsi singoli di proseguire da interno e accedere all’anno accademico successivo a cui i crediti maturati danno diritto. Un metodo che non si differenzia da quello utilizzato dall’università di Parma e di Pisa. Su preimmatricolazione e scorrimento, invece, pur non essendo dei correttivi perché già in vigore, hanno sicuramente permesso un grande accesso. Lo scorso anno chi non si è visto in graduatoria ha creduto di essere fuori, quando in realtà bastava attendere i 15 giorni utili allo scorrimento. Ma nessuno bada a ciò che succede dopo la selezione. E andrebbe detto anche altro».
Prego.
«Università vicine alla nostra come quella di Messina utilizzano la preimmatricolazione cronologica. Un sistema che prevede l’accesso ai corsi per chi riesce a immatricolarsi prima degli altri. Per chi arriva dopo, pazienza. Ecco, forse il voto di diploma potrebbe essere più meritocratico come requisito di ammissione. Questo non vuol dire che siamo contro i test, l’anno prossimo infatti prevediamo di reinserirli. Peraltro, rispetto al precedente anno accademico, abbiamo ulteriormente ridotto i corsi a numero programmato da 25 a 17».
Di questo gli studenti ne sono a conoscenza? C’è un dialogo tra istituzione e rappresentanti?
«Le associazioni universitarie non hanno chiesto un confronto su questo, la consulta degli studenti ha votato favorevolmente per poi ripensarci qualche giorno dopo. Ma, al contrario di quanto fatto per le elezioni per le quali sono stati prontamente ricevuti, non mi hanno mai chiesto un confronto sui requisiti di ammissione. Hanno solo protestato».
A proposito di elezioni, al momento sono previste a fine maggio. L’università intende valutare la richiesta di rinvio avanzata dagli studenti?
«Avrebbero dovuto svolgersi a ottobre scorso, ma su richiesta degli studenti è stata prorogata più volte. È passato quasi un anno e adesso chiedono di rimandarle ulteriormente. Ovviamente ci sono dei problemi, ma se è possibile rinviarle di qualche settimana, risulta difficile immaginare di posticiparle a dopo l’estate. E poi chi ci assicura che a ottobre si potranno fare in presenza? Bisogna inoltre prendere in considerazione che le liste elettorali, in molti casi, si sono svuotate a seguito del conseguimento della laurea di alcuni rappresentanti. Con la conseguenza che molti posti sono rimasti vacanti».
Ci conferma che tra le ipotesi in considerazione c’è quella di indirle a giugno in modalità online?
«Nel caso in cui le associazioni mi chiedessero di rimandarle a giugno e non fosse possibile farle in presenza, siamo comunque in possesso degli strumenti per farle online. Ma me lo devono chiedere gli studenti. Se continuano a insistere sul rinvio, rispondo: no, non le possiamo fare a ottobre. Ma lei lo sa che la rettrice dell’università La Sapienza di Roma è stata eletta online? L’Ateneo di Catania non può passare come un’istituzione non in grado di mettere in atto un sistema di votazione via web. Faremmo una pessima figura. Capisco i ragazzi, la campagna elettorale in presenza è un’altra cosa, ma che cosa ci possiamo fare? Non possiamo più procrastinare, abbiamo già la piattaforma ed è passato quasi un anno dalla data originariamente fissata».
A quanto ammonta il costo complessivo del servizio elettorale affidato a Eligo (la piattaforma incaricata di gestire le votazioni online, ndr)?
«Non glielo so dire nel dettaglio, ma le assicuro che si parla di somme irrisorie».
Rimaniamo sui conti. Gli studenti la definiscono un rettore con una politica più aziendalista rispetto al suo predecessore.
«Guardi, non capisco la definizione. Abbiamo un bilancio in attivo e questo è fondamentale. Ho preso un ateneo che spendeva più di quanto incassava e oggi è assolutamente florido. Per quanto riguarda gli studenti: dico che abbiamo aumentato la no tax area a 20mila euro. Più del 50 per cento degli iscritti non paga neanche un euro. Francamente non c’è stato alcun aumento delle tasse e i servizi sono di grandissimo livello. Cominciando dal trasporto, tra metropolitana e Amt, passando dai premi di merito, fino alla distribuzione di 200 tablet e 500 pc a chi ne ha fatto richiesta».
Sul buono libro e sulla tassa di 200 euro per gli studenti irregolari, qual è la sua posizione?
«La tassa è legge, noi applichiamo il minimo previsto dalla normativa e non possiamo esimerci. Siamo l’Ateneo che ha le tasse più basse d’Italia».
L’inchiesta giudiziaria Università bandita vede coinvolti docenti accusati di avere realizzato concorsi cuciti su misura. Da più parti si richiede che Unict si costituisca parte civile. Cosa farete?
«Aspettiamo con serenità la decisione dei giudici. La costituzione di parte civile non è una scelta che viene presa da un singolo e non posso parlare io per tutto l’ateneo. Non c’è dubbio che sarà necessario un confronto con tutta l’università».
Insomma, il clima non è sereno.
«Mi creda, il clima è assolutamente tranquillo. Magari c’è agitazione perché ci sono le elezioni studentesche e le associazioni si devono mettere un po’ in mostra, ma questo è normale».
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