Unict, oggi Matteo Renzi inaugura la Torre biologica Ex incompiuta da 31 milioni, oggi a rischio indagine

Più di dieci anni. È il tempo trascorso dal 2003, anno di approvazione del progetto della Torre biologica di Unict, al primo pomeriggio di oggi, 15 novembre 2016, giorno dell’inaugurazione del polo di ricerca. Sarà il presidente del Consiglio Matteo Renzi a tagliare il nastro di quello che, secondo le aspettative dell’Università di Catania, dovrà rappresentare un centro per l’eccellenza per la medicina e la ricerca di tutto il Mezzogiorno. Il complesso – composto da quattro torri realizzate in via Santa Sofia – ha alle spalle una storia lunga e travagliata, ma potrebbe riservare ancora dei colpi di scena a causa dei documenti che l’ateneo ha inviato nei mesi scorsi in procura. Adesso toccherà al magistrato Marco Bisogni occuparsi dell’opera che avrebbe dovuto essere pronta nel 2011, ma che è stata bloccata da una serie di vicissitudini, a partire da quelle che hanno riguardato la ditta incaricata per l’esecuzione dei lavori

A vincere l’appalto per la realizzazione della Torre biologica è, ormai più di dieci anni fa, la Sigenco spaColosso delle costruzioni etnee, fallito nel 2014 insieme al suo proprietario, il defunto avvocato Santo Campione. L’imprenditore, ex braccio destro del chiacchierato cavaliere del lavoro Mario Rendo, era stato capace di ottenere alcuni dei più grossi appalti in provincia di Catania, come quello per la metropolitana etnea. Cantiere che nell’estate 2014 lo porta anche davanti ai giudici in un processo non ancora concluso: l’accusa è di avere utilizzato cemento di scarsa qualità, in una zona particolarmente a rischio sismico come quella del capoluogo etneo. E proprio le nuove norme antisismiche, varate tra il 2003 e il 2005, impongono alcuni adeguamenti all’impiantistica antincendio e alla progettazione delle Torre biologica. Aspetti che però fanno lievitare il costo con l’aggiornamento del capitolato di spesa che passa dalla cifra iniziale di 22 milioni a 24 milioni di euro. E a cui si aggiunge la richiesta di affidare la direzione dei lavori a personale esterno a Unict: lo studio Valle di Roma. La fine del cantiere, fissata per il 2011, non viene rispettata nonostante la posa della prima pietra con l’allora rettore Antonino Recca. Gli anni intanto passano, la Sigenco fallisce e passa il testimone all’impresa Ricciardello costruzioni srl che acquisita il ramo d’azienda della ditta appaltatrice. Nei mesi successivi si susseguono due varianti che portano il costo della Torre biologica prima a 26 milioni e poi a 31 milioni di euro.

Quando, a metà del 2014, la direzione dei lavori torna agli uffici dell’università, i problemi sembrano risolti. Ma in fase di collaudo arriva ancora una sgradita sorpresa. L’università si accorge che alcune prescrizioni non sono state rispettate. Da qui la decisione di trasferire le carte in procura, «affinché possano essere valutati tutti i profili di responsabilità», spiegava a MeridioNews l’attuale rettore Giacomo Pignataro. Su tutte, la reale necessità delle varianti fatte in corso d’opera e che hanno fatto lievitare il costo dell’opera. Ma non solo. Tra i capitoli poco chiari di questa storia, per esempio, finisce anche un doppio pagamento che l’università è costretta a fare alla società di Campione per lo stato di avanzamento dei lavori. Una sorta di obbligo conseguente alla ricezione, da parte dell’Ateneo, di un atto di pignoramento. «Il pagamento effettuato alla fine del 2012 non era stato effettuato al creditore dovuto – spiegava Pignataro a MeridioNews -. Era stato fatto direttamente alla ditta, quando avrebbe dovuto essere fatto alla banca a cui era stato ceduto il credito, circa 850mila euro».

Dopo anni di ritardi, questioni burocratiche e un futuro di possibili approfondimenti giudiziari, con il taglio del nastro di Matteo Renzi la Torre biologica sarà chiamata a fare il suo lavoro di investimento nella ricerca universitaria e ad accogliere ufficialmente personale e studenti, che già operano nella sede da diverse settimane. I quattro edifici ospitano un’aula magna da 200 posti, sette aule didattiche da cento posti e sale studio per oltre 180 studenti. E poi tutti i laboratori collegati al progetto Brit (Bio-nanotech Research and Innovation Tower). Lì sono state trasferite tutte le attività di via Androne, pezzi di dipartimenti a cavallo tra Farmacia, Medicina, Scienze biologiche e il Cnr. Tra le varie ipotesi, anche la possibilità di assegnare una parte del complesso ad imprese che possano sviluppare laboratori di ricerca.

Dario De Luca

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