Unict, nuove sanzioni per chi dissente Il Cuda: «Abuso grave ed incostituzionale»

«Una pura e semplice vergogna per qualsiasi istituzione di un paese che voglia dirsi civile». Durissima presa di posizione del Coordinamento Unico d’Ateneo contro le nuove «linee guida comportamentali nel caso di apertura di procedimenti disciplinari» approvate dal Cda dell’università di Catania lo scorso 28 settembre 2012. In esse – si legge in una nota del Cuda – si dichiara di volere evitare l’esercizio di «interferenze esterne» nel corso dei procedimenti disciplinari regolati ai sensi della legge 240/2010. «Interferenze esterne sul regolare svolgimento e la corretta conclusione del procedimento disciplinare si determinano – recita il provvedimento – senz’altro allorquando vengono avviati pubblici dibattiti, siano organizzate assemblee di docenti, siano coinvolti organi istituzionali o, finanche, organi di informazione, con il rischio, soprattutto in quest’ultimo caso, di gettare discredito sull’intera istituzione universitaria».

In sostanza le linee guida danno il potere ai competenti organi dell’ateneo (il rettore stesso e le commissioni disciplinari) di avviare un procedimento disciplinare «qualora le interferenze si traducano in vere e proprie strumentalizzazioni a danno dell’istituzione universitaria». I rischi per i trasgressori che hanno sfidato pubblicamente l’autorità che li ha sanzionati? Sanzioni fino a sei mesi di sospensione dello stipendio e tutti gli effetti di legge conseguenti. Un modo per impaurire i dissidenti e «scongiurare il contagioso diffondersi della libertà di parola e di espressione – sancita dall’art. 21 della nostra Costituzione», secondo il Cuda che aggiunge «Il rettore dell’Università di Catania vuole avere libertà di mettere sotto azione disciplinare chi vuole, come vuole e quando vuole».

Infine il Coordinamento chiede alla comunità universitaria e ai cittadini di valutare cosa getti più discredito sull’istituzione universitaria. «Un abuso unico in Italia dell’esercizio disciplinare – come nel caso dei presidi Di Cataldo e Famoso, colpevoli di non aver approvato, come era loro diritto, scelte del rettore e colpiti da provvedimenti inconsistenti, inefficaci e ineffettivi – o la difesa costituzionalmente prevista dei propri diritti? Un dibattito franco e democratico o un rettore che teme la libertà di parola, si trincera in una cittadella di Yes Men, non trova conflitto di interesse nell’essere il fratello a capo della tv dell’Ateneo e non avvia provvedimento alcuno contro chi diffonde messaggi elettorali (del suo partito, guarda caso) utilizzando la mailing list studentesca (protetta dalle leggi in tema di privacy)? E’ più grave che singoli docenti difendano il proprio operato in qualsiasi luogo e nei limiti previsti dalla legge o che un rettore che si è fatto eleggere impegnandosi a tenere fuori la politica dall’accademia si appresti a candidarsi (tenendosi stretta la carica fino ad elezione avvenuta)?». Dietro a questo comportamento del Rettore, secondo docenti e ricercatori del Cuda, ci sarebbe il terrore che qualche colpo di coda gli guasti il «gran salto» nei salotti buoni.

Infine il Cuda minaccia di adire le vie legali se il cda non ritirerà queste norme definite  incostituzionali – l’articolo 28 della Carta recita infatti «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazioni di diritti: «A nessuno – conclude la nota del Coordinamento – è consentito trasformare l’Università, alta istituzione della Repubblica, in luogo di privazione dei più elementari diritti di cittadinanza civile».

Leggi il post del Coordinamento unico d’Ateneo sul blog Fuori dal coro

Redazione

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