«Vi comunico che non mi candiderò alle elezioni per il rettore». È nella conclusione di una lunga lettera indirizzata ai docenti, al personale tecnico amministrativo e agli studenti dell’università di Catania che l’attuale rettore dell’ateneo Giacomo Pignataro comunica la sua intenzione di non ricandidarsi alla guida di UniCt. Una scelta che in molti non si aspettavano e che arriva dopo l’annuncio – formulato nelle scorse settimane – di ripresentarsi alle elezioni per concludere il suo mandato. All’origine di questa scossa, il pronunciamento del Cga sullo statuto dell’università, varato dall’ex magnifico Antonino Recca, e giudicato illegittimo. Secondo i giudici amministrativi, gli organi dell’ateneo sono stati eletti con uno statuto non valido e quindi è necessario procedere a nuove elezioni. Comprese quelle del rettore, che avverranno l’1 febbraio e per le quali le candidature dovranno presentarsi entro il prossimo 28 dicembre.
«L’iniziativa giudiziaria che, partendo dalla sentenza di illegittimità di quello Statuto, ci ha portato a questa elezione è stata, tra gli altri, promossa proprio dall’autore di quella illegittimità. È bene che tutti siano consapevoli di questa responsabilità», scrive Pignataro. Il riferimento è al ricorso della docente Febronia Elia, già componente del consiglio d’amministrazione dell’ateneo. Lo scorso novembre a pronunciarsi sulla questione è stato il Tar catanese, che ha respinto le obiezioni presentate dalla professoressa. La quale, già a caldo, aveva annunciato l’intenzione di presentare appello. Che poi è stato accolto dal Consiglio di giustizia amministrativa. Cosa alla quale Giacomo Pignataro aveva reagito spiegando di volere concludere il percorso avviato ai vertici dell’UniCt.
«Nelle settimane che ci separano da quella mia dichiarazione, tuttavia – continua il rettore – è stata intensificata una campagna violenta, mai a viso aperto, fatta esclusivamente di minacce e di dubbi insinuati nei corridoi, contro la mia candidatura. Sono state preannunciate nuove iniziative giudiziarie, tese a pregiudicare la mia possibilità di candidarmi o, se eventualmente eletto, a provare di far dichiarare la nullità della mia elezione. Nulla che abbia a che vedere con questioni di merito e di interesse generale dell’ateneo». In mezzo a tutto questo, c’è la mai sopita contesa con l’ex direttore amministrativo Lucio Maggio, braccio destro di Antonino Recca, e rimosso dal suo incarico da Pignataro. Su Maggio, nel frattempo, la procura di Catania ha chiuso le indagini, sostenendo che avrebbe fatto firmare al rettore Pignataro una nota falsa. A fare partire gli accertamenti, una denuncia presentata dallo stesso ateneo, che chiedeva chiarezza su un presunto danno erariale.
In questo clima, che Giacomo Pignataro, definisce «torbido», non ci sarebbero le «condizioni di serenità per la nostra istituzione e per la mia persona». È così che la contesa elettorale adesso assume nuove sfumature. Se prima si pensava a una corsa a due tra il rettore uscente e il recchiano direttore del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale Enrico Foti, il primo a dichiarare pubblicamente di volere correre per la poltrona più importante dell’università di Catania. Ora gli equilibri cambiano: dalla Scuola facoltà di Medicina potrebbero presentarsi il presidente Francesco Basile e il direttore del dipartimento di Scienze biomediche Filippo Drago. Dal dipartimento di Scienze umanistiche, invece, si fa avanti la possibilità che si candidi il direttore Giancarlo Magnano San Lio. Un altro nome potrebbe essere quello del presidente della Scuola superiore di Catania Francesco Priolo. Questi ultimi vicini alle posizioni di Pignataro.
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