Unict, il giurista Di Cataldo scrive a Recca «Statuto indecente, va azzerato»

Caro Rettore,
Ho letto con molta apprensione la Tua nota del 27 gennaio (con la quale segnali che, nonostante il ricorso del Ministero contro il nostro statuto, si procederà alla piena attuazione dello stesso), le note di reazione di alcuni Colleghi, e la Tua risposta.

Siamo veramente in una situazione molto difficile (mai il nostro Ateneo ha vissuto un conflitto giudiziario col Ministero), e stiamo precipitando ancora più giù.

Come Preside (sia pure scaduto) di una Facoltà di Giurisprudenza (essa pure scaduta) sento il dovere di fornire a Te ed a tutta la Comunità Accademica qualche chiarimento tecnico sulla situazione in cui ci siamo cacciati. Solo una analisi sicura di quanto accaduto può consentirci di fare i passi opportuni per riacquisire quel minimo di rispettabilità che il nostro Ateneo e la nostra Città certamente meritano. Per questa ragione invio questa mia nota, oltre che a Te, a tutti i Presidi, e prego Te e Loro di ritrasmetterla a loro volta a tutta la comunità accademica.

Il processo di redazione del nuovo statuto è stato segnato da una serie di decisioni di dubbia opportunità (nessuno ha compreso il perché del ritmo acceleratissimo da Te impresso alla procedura; nessuno ha compreso perché hai voluto una Commissione formata da persone tutte scelte personalmente da Te) e da una serie altrettanto fitta di decisioni illegittime. Delle prime non vorrei qui (ri)discutere. Delle seconde, sì.

La nomina della Commissione statuto è stata fatta, in Senato, come sai bene, con palese violazione del regolamento elettorale del Senato. Il nuovo statuto è passato, in Senato, con molti voti contrari e molte astensioni. Tra l’altro, tutti i tre giuristi presenti in Senato, con un documento piuttosto articolato, hanno segnalato ben prima del voto finale l’illegittimità di molte norme presenti nel testo del nuovo statuto.

La lettera del Direttore Generale del Ministero formula una fitta serie di rilievi di legittimità allo statuto. Hai detto che questa lettera è stata “una sorpresa”. Sarebbe stato meglio dire “una sorpresa annunciata”. I rilievi del Ministero coincidono in gran parte con quelli sollevati in Senato dai tre giuristi, con il contenuto di un documento approvato nella primavera del 2011 dal Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza, e con una nota del Ministro Gelmini in data 4 maggio 2011. E quindi, la reazione del Ministero poteva e doveva (da chiunque avesse letto i documenti su elencati) essere facilmente prevista. Non vendo pelli, nè di orsi né di altri animali, ma mi sembra (pur sapendo bene che ogni valutazione di illegittimità può presentare margini più o meno ampi di opinabilità) che, in questo caso, previsioni fosche sono più attendibili che previsioni rosee.

Considerare la lettera del Ministero come un documento del tutto privo di rilievo giuridico è stato un errore gravissimo, sia sul piano giuridico, sia sul piano politico. Sul piano giuridico, la valutazione della lettera poteva presentare alcuni profili tecnici di non agevole verifica (in particolare: se la lettera stessa “equivalesse a” o “fosse” un provvedimento amministrativo; se la competenza a sollevare rilievi allo statuto spettasse al Direttore Generale o al Ministro). Non intendo avviare qui una disamina tecnica di questi problemi, che del resto non mi compete (insegno ed ho sempre studiato diritto commerciale, e so poco di diritto amministrativo). E però, quanto accaduto fa pensare che i Tuoi consiglieri giuridici abbiano preso qualche abbaglio. Anche sul piano politico è stato un errore gravissimo pensare che quella lettera fosse un pezzo di carta del tutto privo di rilievo giuridico. Chiunque capisce bene che avviare un braccio di ferro con il Ministero su un punto non da poco come lo statuto può solo procurare all’Università una grave perdita di peso, e, più prosaicamente, un bel sacco di problemi.
La misura della reazione del Ministero può essere ben compresa se si pensa che la lettera è stata preparata quando era ancora Ministro l’On.le Gelmini, mentre il ricorso è stato proposto dal Ministro Profumo. Il fatto che entrambi i ministri abbiano ritenuto illegittimo il nostro statuto (è da escludere che il Direttore Generale abbia deciso da solo un passo così delicato) induce a pensare ad una determinazione particolarmente convinta. E quindi, se anche il TAR negasse la sospensiva, e se anche il TAR ci desse poi ragione nel merito, appare oggi improbabile che il Ministro non deciderebbe di impugnare queste decisioni. Per quanti anni possiamo permetterci di stare in trincea contro il Governo?

Poco convincente è stato anche il procedimento che hai avviato, subito dopo, per “adeguare” lo statuto ai rilievi del Ministero. Lo hai fatto in modo del tutto irrituale, ignorando, ancora una volta, le regole del procedimento di modifica dello statuto. Non è facilmente comprensibile il ruolo della riunione “informale” (?!) di Senato e Consiglio che hai convocato, ed alla quale mi sono rifiutato di partecipare. Ancor meno comprensibile è il senso complessivo dell’operazione, visto che hai subito precisato a tutti che comunque non si sarebbe toccata la norma che riserva al Rettore la nomina dei componenti del Consiglio, nonostante sia evidente che essa rappresenta la più grave tra le illegittimità rilevate dal Ministero (oltre che da molti di noi, in Senato e fuori).

Non finisce qui. Dopo la notifica del ricorso, passati un paio di giorni di riflessione, hai annunziato a tutti che “noi andiamo avanti”. Secondo il Tuo stile decisionista, apprezzabilissimo in molti casi, pericolosissimo in questo, procederemo all’attuazione dello statuto.

Parafrasando il vecchio testo sacro, c’è un tempo per andare avanti, un tempo per fermarsi, e forse pure un tempo per andare indietro. “Andare avanti”, in questo caso, è un errore gravissimo per almeno due ragioni. In primo luogo, esiste una regola non scritta (della quale, evidentemente, nessuno Ti ha informato) secondo la quale ci si presenta al giudice a bocce ferme. Questa deferenza nei confronti del giudice dovrebbe essere particolarmente sentita da un ente pubblico come un’Università. Un’Università che non la avverte dovrebbe provare vergogna. In secondo luogo, e soprattutto, il fatto che noi “andiamo avanti” agevola enormemente la posizione processuale del Ministero davanti al TAR, rispetto alla domanda di sospensiva. Il Ministero, infatti, deve provare, tra l’altro, che, in assenza di sospensiva, esiste un “pericolo nel ritardo”, esiste cioè il rischio che l’Università proceda ad aggravare la situazione di illegittimità. Se noi “andiamo avanti”, il pericolo nel ritardo è (diciamo noi giuristi) in re ipsa, ed il Ministero vede enormemente alleviato il proprio onere di prova. Questo non è, come alcuni hanno detto, un assist nei confronti del Ministero. È molto di più. Rimanendo all’interno della metafora calcistica, è un vero e proprio autogoal.

In definitiva, questa triste vicenda mostra con chiarezza che il nostro Rettore (si tratti di errori di valutazione, di eccesso di sicurezza, di cattivi consigli, o di altro) sta coinvolgendo l’Università in una situazione gravissima, e che le Sue ultime mosse non hanno fatto che aggravare la situazione stessa. Inoltre, l’acrimonia con la quale il Rettore ha risposto alla sensatissima e garbata domanda di Giorgio Bellia dimostra che in questo momento non ha neppure la lucidità necessaria per avvertire in che baratro sta sprofondando un Ateneo prestigioso che non merita affatto questa situazione aggrovigliata ed assurda.

In conclusione, come Preside della Facoltà di Giurisprudenza, mi permetto di suggerire una via d’uscita. Vai subito al Ministero, concorda una cessazione delle ostilità basata sull’azzeramento di questo statuto indecente, e riavvia dall’inizio il processo di redazione del nuovo statuto. Con una Commissione eletta secondo le regole, veramente rappresentativa delle Facoltà (come ricorderai, ad alcune Facoltà, e tra queste la Facoltà di Giurisprudenza, non hai neppure consentito di esprimere un proprio rappresentante. Lo hai designato Tu. A giudicare dai risultati, non si direbbe che la Tua Commissione statuto abbia fatto un gran bel lavoro). E poi fai un bel rimpasto, se credi, al tuo staff di giuristi, perché non sembra a nessuno che i loro consigli abbiano dato esiti particolarmente positivi. In Ateneo ne troverai tanti di bravi.

Credimi, caro Rettore, e forse interpreto il pensiero di non pochi Colleghi. Questo è uno dei momenti in cui tornare indietro sarebbe segno di grande saggezza, non di debolezza. Al contrario, “andare avanti” sarebbe solo incapacità di comprendere.

Con i miei saluti più cordiali,
Vincenzo Di Cataldo

 

[Foto di francescotm]

Redazione

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